Tasse sulla casa sovrastimate, rosso di 1 miliardo ai Comuni

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ROMA – Un buco da un miliardo. Una voragine nei bilanci dei Comuni che in autunno potrebbe mettere a rischio stipendi, servizi, investimenti. E costringere molti sindaci ad alzare ancora le tasse locali. All’origine della falla, un gettito dell’Imu sovrastimato. Il governo conta di recuperare 21,4 miliardi quest’anno (3,2 dalla prima casa, 18 sul resto), i sindaci un miliardo in meno. «La coperta è corta», avverte Angelo Rughetti, segretario generale dell’Anci. «A settembre non solo le aliquote Imu schizzeranno verso il limite massimo, ma se non dovesse bastare i sindaci avranno solo due strade per far fronte alla crisi di liquidità : aumentare addizionali, Tarsu, imposte di soggiorno, oppure sforare il patto di stabilità . E addio crescita».
Il grido d’allarme dell’Associazione dei Comuni italiani è solo la punta del disagio che si avverte in questi giorni nelle comunità  locali. I sindaci, fino all’emendamento di lunedì notte, non sapevano neanche cosa mettere nei bilanci di previsione, visto che i tagli dei trasferimenti sono stati già  decisi in base alle stime del governo sul gettito Imu (le due voci si compensano: più entrate locali, meno statali). Stime ancora non ufficiali, lo saranno a breve (quelle Comune per Comune), che gli enti locali considerano però troppo generose e dunque i relativi tagli ai trasferimenti insostenibili. Consentire il pagamento del 50% dell’Imu a giugno sulle aliquote base (4 e 7,6 per mille su prime e seconde case), restituisce certezze a Caf e contribuenti, ma non risolve il problema. I Comuni avranno tempo fino al 30 settembre per decidere di maggiorare quelle aliquote (del 2 e 3 per mille, rispettivamente) e quasi sicuramente lo faranno spingendole al massimo. Ma i conti rischiano di non tornare comunque. «Avremo sei mesi di crisi di liquidità  che saranno compensati solo in parte dal conguaglio dell’Imu a dicembre», spiega Rughetti. «Mancherà  ancora un miliardo di euro. Alcuni Comuni andranno sott’acqua, non sapranno come pagare gli stipendi e rifare le strade, a meno che il governo decida di ridurre il taglio ai trasferimenti per evitare altri salassi locali». 
Tra l’altro, potrebbe spuntare anche un secondo “buco”. L’aliquota del 7,6 per mille per le seconde case, fissata dal Salva-Italia di dicembre, doveva garantire il gettito della vecchia Ici più l’Irpef sugli immobili non utilizzati. Ma, secondo i calcoli dell’Anci, quell’equivalenza è possibile solo con un’aliquota all’8,1 per mille. Una differenza che vale 600 milioni. E che incide sui conti pubblici, visto che la metà  dell’Imu sulle seconde case va dritta nelle casse dello Stato.


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