Formigoni: non lascio Gli attacchi falliranno

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MILANO — «Non cederò ai ricatti. Questi attacchi falliranno come sono falliti finora». Il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, affida a una lettera aperta la risposta alle nuove dichiarazioni rilasciate da Pierangelo Daccò davanti all’autorità  giudiziaria. E annuncia che questa sarà  l’ultima volta che replicherà  «agli infiniti nuovi particolari verosimili, inverosimili o di fantasia di atti coperti da segreto istruttorio e riguardanti interrogatori di persone detenute».
Il refrain è sempre lo stesso: se qualcuno proverà  che Daccò ha ricevuto dei favori dalla Regione, Formigoni è disposto a fare un passo indietro: «Chi parla di utilità  da me ricevute — scrive il presidente del Pirellone — deve prima dimostrarlo e circostanziarlo, poi deve ricordare i numerosi casi analoghi, come ad esempio il gran numero di voli regalati a D’Alema e giudicati irrilevanti dalla magistratura. Ma soprattutto ognuno dovrebbe ricordare che la questione vera è un’altra: Daccò ha o non ha tratto qualche indebito vantaggio dalla Regione per il fatto di conoscermi? La mia risposta è no ed è sempre stata no (scritto in maiuscolo, ndr), e d’altra parte nessun procedimento è stato aperto su di me o sulla Regione dopo un anno di indagini della magistratura. Se la stampa dimostrerà  il contrario, confermo che mi assumerò tutte le mie responsabilità . Ma ciò, mi si creda, è impossibile, ripeto, impossibile».
Per il resto, Formigoni prova a smontare una serie di «falsità » riportate dai quotidiani, dimenticandosi però alcuni passaggi importanti. Come quello che si riferisce alla disponibilità  diretta e coperta da contratti fittizi stipulati con Perego dello yacht «Ojala». «Sono stato talora ospite sulla barca Ad Maiora di Antonio Simone, amico da 40 anni, sempre su suo invito — scrive Formigoni — spesso in compagnia di parenti o amici di Simone e di Daccò o di loro stessi: qualche weekend di giugno o luglio, alcuni giorni durante le vacanze di agosto. Altro che barche a totale disposizione per mesi e mesi!». Va avanti: «Le spese al Meeting di Daccò mi riguardano solo molto parzialmente: ho partecipato a tutte le 31 edizioni del Meeting e sono stato a colazioni o a cene con centinaia di ospiti; con Daccò solo due o tre volte in tutto. E basta. Non sono mai stato a Rio de Janeiro con Daccò. Le spese attribuite a Daccò nei resoconti giornalistici non riguardano certo me o solo me. Ricordo che Daccò è stato in tutti questi anni un imprenditore in campo sanitario soprattutto all’estero con migliaia di rapporti in tutto il mondo». Ultimo punto: «Cinquantuno mila euro per un volo da Milano a Nizza come oggi pubblicato? Questa è una di quelle cifre inverosimili che tolgono ulteriore credibilità  al tutto».
Tira un’aria pesante al Pirellone. Con il centrosinistra che ha presentato la mozione di sfiducia, con il difficile rapporto tra Lega e Pdl. In molti sentono aria di elezioni anticipate. E dopo giorni di silenzio si leva la voce del partito di Berlusconi: «Nonostante l’ennesima grave violazione del segreto istruttorio — attacca il coordinatore lombardo del Pdl, Mario Mantovani — ancora una volta non emerge alcun elemento che possa evidenziare uno sperpero di denaro pubblico da parte della Regione. Al tentativo di delegittimazione di Formigoni, rispondiamo confermando a lui e alla sua giunta il nostro sostegno».
Ma un sostegno a Formigoni arriva anche da Piero Bassetti, primo presidente della Regione Lombardia e ispiratore del Gruppo 51 che ha sostenuto la candidatura di Giuliano Pisapia: «Tutto sommato ritengo auspicabile che Formigoni non si dimetta perché altrimenti si introdurrebbe un precedente allarmante. Qui, ci troviamo in una zona grigia. I rapporti o sono rapporti politici e quindi contano i voti o sono problemi di legge e dipendono dai magistrati che a oggi non si sono espressi con atti formali. Altrimenti sono questioni emozionali e la politica le dovrebbe limitare al massimo. Quando l’opinione politica si identifica con l’emotività  dell’opinione pubblica i risultati non sono buoni». Anche la Lega tira il freno a mano. Prima il triumviro, Roberto Maroni: «Non mi occupo delle vicende in casa d’altri». Poi l’eurodeputato Matteo Salvini: «Alla Lega della telenovela delle vacanze non gliene frega niente se questo non comporta favori di altro genere. Se emergeranno, saremo i primi a chiedergli di andare a casa. I numeri dicono che l’amministrazione lombarda è la migliore in Italia». Quindi, il Carroccio non staccherà  la spina. «È una situazione incredibile — replica l’ex rottamatore del Pd, Pippo Civati — fanno tutto da soli. C’è chi è stato nel sistema del potere per 20 anni e chi più modestamente come noi ha fatto opposizione e dice a Formigoni che è ora di smetterla, a meno che oltre a massacrare il suo partito non voglia distruggere anche l’istituzione Regione».


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