Giovani sempre più giù Il 35,9% è senza un lavoro

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Molto alto, e in aumento anch’esso, il tasso generale: l’indice di disoccupazione si attesta al 9,8%, in aumento di 0,2 punti rispetto a febbraio e di 1,7 punti rispetto all’anno precedente. 
Fanno paura anche le cifre assolute, reali: il numero dei disoccupati, pari a 2,506 milioni, aumenta del 2,7% rispetto a febbraio, 66 mila unità  in più. Su base annua si registra una crescita del 23,4%, 476 mila unità  in più. L’allargamento dell’area della disoccupazione riguarda sia gli uomini sia le donne.
Quanto agli occupati, risultano 22,947 milioni, in diminuzione dello 0,2% rispetto a febbraio (-35 mila) e dello 0,4% rispetto a marzo 2011 (-88 mila). Pesa il calo dell’occupazione maschile. Il tasso di occupazione, al 57%, scende su febbraio dello 0,1% e dello 0,2% sull’ultimo anno.
«Un vero e proprio dramma sociale che questi numeri non raccontano a pieno: il dato reale della disoccupazione è ben più alto di quello formale e anche solo considerando una parte degli scoraggiati sale attorno al 13%, cioè ben più della media europea – dice Fulvio Fammoni, segretario confederale Cgil – Il raffronto con l’Europa è impietoso: l’aumento del 25% dei disoccupati nell’ultimo anno è causato dai dati italiani», prosegue puntando il dito contro chi «ancora incredibilmente teorizza l’utilità  di licenziamenti facili» e rispondendo alla destra che «ancora oggi indica la precarietà  come soluzione al problema». «Basta agli slogan e agli annunci inconcludenti. Questo dramma sociale si inverte solo arrestando la recessione, con politiche di crescita e di sviluppo straordinarie». La campagna Cgil contro la precarietà  e per lo sviluppo vedrà  un nuovo appuntamento in piazza il 10 maggio. 
Per Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, sono «dati drammatici, ma prevedibili e previsti: le risorse da liberare attraverso la ridefinizione del percorso di riduzione dei debiti pubblici andrebbero utilizzate per finanziare investimenti dei Comuni nelle piccole opere, al fine di aumentare l’attività  delle piccole imprese e generare domanda di lavoro – suggerisce – Oltre all’economia reale ne beneficerebbe anche il debito pubblico». 
«I dati sulla disoccupazione giovanile – commenta Maurizio Zipponi (Idv) – sono il risultato dei provvedimenti del governo Monti, a partire dal blocco delle pensioni e dall’allungamento dell’età  pensionabile che hanno impedito, di fatto, l’assunzione di 800 mila giovani nei prossimi tre anni».


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