Incubo Grecia, si torna al voto Merkel e Hollande in campo “Vogliamo che resti nell’euro”

Loading

ROMA – Incubo Grecia. Fallisce l’estremo tentativo di formare un nuovo governo: a metà  giugno il paese torna al voto. La notizia giunge mentre i ministri Ecofin sono a consulto e il presidente francese Hollande s’appresta a incontrare la tedesca Merkel. Nel giro di una manciata di minuti è capace di affossare i mercati. Tutte le Borse europee sono trascinate al ribasso: Milano più delle altre perde il 2,56%, vicina ai minimi dal 2009. Lo spread schizza fino a quota 456 sulla piattaforma Reuters. L’euro scivola sotto 1,28 sul dollaro. Tra gli operatori spaventati rimbalza un solo quesito: s’avvicina l’uscita del paese dall’euro? Al termine dell’incontro con Hollande, Angela Merkel esprime un auspicio: «Vogliamo che Atene rimanga nella moneta unica». Mentre il presidente francese rilancia sulla crescita: «Tutte le opzioni sono sul tavolo, compresi gli eurobond». 
Di certo, il nulla di fatto nel vertice tra il capo dello stato Papoulias e i leader dei partiti riaccende l’allarmismo sullo sorti del paese. Torna lo spettro del default, si teme l’effetto-contagio. Lo stesso Papoulias si dichiara «spaventato» per il «pericolo» che incombe su Atene. Christine Lagarde numero uno del Fmi dichiara: «Spero che la Grecia non lasci l’euro, ma una sua uscita, sia pure ordinata, fa parte delle opzioni che siamo obbligati a considerare tecnicamente». 
Comunque vada a finire i mercati, specie quelli più importanti, reagiscono con pessimismo. Va giù soprattutto Milano, con le banche appena declassate da Moody’s: c’è anche una raffica di sospensioni per eccesso di ribasso. Meno marcato il segno meno che compare altrove: da Parigi (0,6%), a Francoforte (0,79%) a Madrid (1,6%). Atene però crolla del 4,25%. Lo spread tra i Btp e i bund vola e il rendimento sale al 5,83%. Quello sui bonos spagnoli arriva a 488. La speculazione sembra individuare già  le prossime possibili vittime: s’impennano i tassi dei bond decennali irlandesi e portoghesi. A poco vale il dato sul Pil tedesco che cresce nel primo trimestre più delle attese (0,5%), dopo la contrazione precedente. Passa in secondo piano anche la notizia che l’indice sulla fiducia dei costruttori Usa è ai massimi da cinque anni. Sui siti americani si parla unicamente di rischio-contagio in crescita. Il ministro Geithner si dice comunque «fiducioso». 
Di fatto, il caso Grecia domina. Gli esperti guardano al voto come a una sorta di referendum sulla permanenza nell’euro. Snocciolano gli ultimi dati: recessione conclamata, un Pil che nel primo trimestre va giù del 6,2%, il 51% di giovani senza lavoro, le casse vuote e ora pure il caos politico. I ministri Ecofin seguono passo passo l’evolversi della situazione, ne discutono Monti e Barroso. A Bruxelles affiorano le divisioni sul da farsi. Il presidente dell’eurogruppo Juncker, per esempio è «molto contrario» ad una uscita di Atene dall’euro. Anzi, quando ancora nulla si sa della fumata nera politica, dichiara che «farà  di tutto» per tenerla agganciata. «E’ la soluzione migliore», gli fa eco la Commissione Ue. Ma lo svedese Borg intravede un’uscita «molto vicina». Il Cancelliere inglese Osborne accusa: i «falchi» dell’Eurozona fomentano «un’aperta speculazione sul futuro dei paesi».


Related Articles

Ice compra Wall Street per 8 miliardi nasce un altro colosso delle Borse

Loading

 Alla piattaforma delle materie prime il Nyse e molti listini europei    

Giuseppe Berta: «Futuro grigio per gli Agnelli: l’eredità di Marchionne è un macigno»

Loading

Lo storico dell’industria e amico e del manager Giuseppe Berta: «Unica via sarebbe cedere i marchi Fiat ai cinesi»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment