La città  inagibile raddoppia gli sfollati

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La parte occidentale della provincia, incluso il capoluogo, si trova a meno di 50 km dall’epicentro del nuovo evento sismico, nei dintorni della vicina Mirandola. Alla paura per la scossa ha seguito l’evacuazione degli edifici (sistematica per le scuole) e l’interruzione del traffico ferroviario. I nuovi ipermercati a Ferrara e Cento sono stati sgombrati, ma anche nei vecchi mercati di piazza, come a Bondeno, ha serpeggiato il panico. Mentre le linee telefoniche erano andate in tilt, le prime notizie e immagini circolanti sul web hanno immediatamente fatto comprendere la drammaticità  della situazione nella Bassa modenese. E attorno alle 13 due brevi scosse a pochi minuti di distanza (5.1-5.3 gradi) hanno ricordato che la vicenda era tutt’altro che chiusa. 
A Ferrara non si sono registrati crolli e le verifiche sugli stabili comunali non hanno rilevato nuovi danni, ma il Castello Estense, simbolo della città  e sede dell’amministrazione comunale, è stato chiuso ai visitatori. Le notizie del crollo della chiesa di Poggio Renatico e del teatro di Cento si sono rivelate infondate, ma proprio a Cento, a una trentina di chilometri dall’epicentro, due donne sono rimaste ferite, il centro storico è stato chiuso, l’ospedale è stato temporaneamente evacuato e la trecentesca Porta Pieve ha subito pesanti danni. Nei centri urbani nuove crepe si sono aperte su case e palazzi, nuovi calcinacci hanno ingombrato strade e marciapiedi con i resti di cornicioni, tegole, camini e intonaci. E nuovi colpi ha sofferto l’icona forse più nota del terremoto in queste terre, il municipio di Sant’Agostino, paese che si sta preparando al raddoppio della tendopoli per gli sfollati del Ferrarese.
Sapremo nei prossimi giorni quanto questa seconda scossa ha aggravato la situazione già  critica dovuta al primo terremoto: i crolli di fienili e case coloniche nelle campagne avevano accompagnato le distruzioni di case e monumenti nei paesi dell’Alto Ferrarese, con emersioni sabbiose e fangose dalle spaccature della terra e l’inquietante sprofondare di un lembo della frazione di San Carlo; le delicate condizioni dei palazzi storici di Ferrara hanno reso inagibili molti musei e biblioteche, mentre una massiccia morìa di pesce nel Po di Volano ha aggiunto negli ultimi giorni un dettaglio lugubre e maleodorante allo scenario emergenziale. 
Tuttavia nella città  che ha ispirato il primo progetto di costruzione anti-sismica (in chiusa del Trattato de’ diversi terremoti di Pirro Lagorio, steso dopo il disastroso ciclo del 1570-74, l’ultimo grande sommovimento che ha colpito queste terre) e in un territorio abituato a convivere con i rischi legati alle acque, dopo la febbrile attività  della scorsa settimana si fa strada la precauzione, una traduzione progettuale della paura: chiuse le scuole fino a venerdì e si chiede la conclusione anticipata dell’anno scolastico in tutta la provincia o almeno la facoltà  ai comuni di decretarla.


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