«L’Imu sulla prima casa? I sindaci possono azzerarla»

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ROMA — L’Imu sulla prima casa è indispensabile per far quadrare i conti pubblici, e per ragioni di equità . Vittorio Grilli, viceministro dell’Economia, chiude alla possibilità  di un’eliminazione della tassa sulla casa d’abitazione e rinvia la palla ai Comuni. I sindaci «possono disporre incrementi della detrazione per l’abitazione principale», i 200 euro più i 50 per ogni figlio a carico, «fino a concorrenza dell’imposta dovuta, esentando nei fatti l’immobile dall’imposizione» ha detto ieri Grilli, che ha annunciato anche l’imminente varo dei decreti ministeriali per sbloccare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese. Mentre il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, alla trasmissione tv Otto e mezzo ha aggiunto una buona notizia sull’Iva: «Ci siamo presi l’impegno di trovare con la spending review un modo per evitare un nuovo aumento dell’Iva a ottobre. Penso che ce la faremo». 
Per inciso, sempre a Otto e mezzo il ministro ha risposto anche sulla definizione di «eccellente assistente» data da Carlo De Benedetti: «Che cosa volete che gli dica. Trent’anni fa ho fatto l’assistente a De Benedetti. Se dopo 30 anni è contento di dire queste cose, contento lui». 
Per l’Imu il costo dell’esenzione ricadrebbe sugli stessi Comuni, ai quali spetta l’intero gettito dell’imposta sulla prima casa. Che secondo Grilli ammonta a «3,4 miliardi di euro, sostanzialmente equivalente a quello della vecchia Ici sulla prima casa». Che valeva 3 miliardi di euro all’anno prima di essere abolita, nel 2008, dal governo Berlusconi. La scelta di reintrodurre l’imposta, ha spiegato Grilli, è stata dettata dall’emergenza dei conti pubblici (che hanno beneficiato dei minori trasferimenti ai Comuni, ai quali è stato dato il gettito dell’Imu), ma anche da ragioni di equità  (tra proprietari e inquilini), se non di opportunità  politica. «In nessuno dei principali Paesi dell’Ocse vige una completa esenzione dell’abitazione principale dalle imposte» ha detto Grilli, sottolineando che in ogni caso le tasse italiane sulla proprietà  degli immobili restano tra le più basse a livello internazionale, anche se l’Italia «ha la più alta percentuale di ricchezza investita in abitazioni di residenza». Su 19,2 milioni di abitazioni, 4,6 saranno comunque esenti dall’Imu, che avrà  un peso medio per immobile di 235 euro. 
Nel bilancio pubblico, comunque, non c’è margine per un eventuale alleggerimento della tassa. «Siamo in una fase ancora grave. I mercati — ha detto Grilli — restano fragili, dominati da incertezze, come dimostrano i bruschi spostamenti dello spread. La via dell’aggiustamento è ancora lunga» ha concluso il vice ministro dell’Economia. «Siamo in piena recessione, ma questa situazione si può rovesciare» ha aggiunto Passera, intervenuto insieme allo stesso Grilli all’assemblea della Confcooperative, dove hanno annunciato i decreti per attuare l’accordo con il sistema bancario, disposto a scontare le fatture delle imprese verso la pubblica amministrazione, che ha un ritardo drammatico nei pagamenti, per una ventina di miliardi di euro. «Con Grilli — ha detto — stiamo per emettere due decreti, uno riguardante la garanzia pubblica per gli effetti scontabili e un altro per la certificazione dei debiti della pubblica amministrazione», la premessa perché i crediti delle imprese siano «bancabili». Per quest’ultimo decreto, tuttavia, i tempi non saranno fulminei, se non altro perché il provvedimento dovrà  passare alla Conferenza unificata, visto che la certificazione dei debiti e la loro catalogazione online riguarda anche le Regioni e gli enti locali. La garanzia dello Stato varrà  sulle fatture che le imprese porteranno allo sconto presso gli istituti bancari, la formula individuata dalle imprese e dal sistema creditizio come la più facile da praticare. La cessione dei crediti «pro solvendo», prevista da un recente decreto, soddisfa lo Stato, perché il debito resta commerciale e non diventa finanziario, quindi non appesantisce i conti pubblici, ma non piace alle imprese che resterebbero responsabili dell’effettivo recupero del credito.


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