«Nessuna divisione al vertice dello Ior su Gotti Tedeschi»

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ROMA — Il Vaticano nega che ci siano state divisioni tra i cardinali del consiglio di sorveglianza dello Ior, riunito venerdì scorso, in relazione alla destituzione di Ettore Gotti Tedeschi dalla carica di presidente e membro del board dell’istituto. Un esponente autorevole della segreteria di Stato liquida le voci in tal senso come «solo gossip». 
Ribadendo semmai che la verità  di questa storia «è quella scritta nella lettera di sfiducia» firmata da Carl A. Anderson, il Cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, nelle funzioni di segretario del consiglio di amministrazione dello Ior e pienamente sottoscritta, oltre che dagli altri esponenti del board, anche dalle alte sfere vaticane. Mentre Gotti Tedeschi si è detto «amareggiato» per la pubblicazione (ieri dal Corriere della Sera) delle accuse del board. Un documento invece così condiviso dai cardinali da rendere superflua la stesura di un comunicato in questa fase interlocutoria, mentre ancora si stanno definendo le formalità  legali ed economiche per la chiusura del rapporto con Gotti Tedeschi e non essendo ancora chiaro se gli verrà  darà  la possibilità  di dimettersi, senza una formale destituzione da parte della Commissione cardinalizia (cui spetta in ogni caso l’ultima parola).
Questo vuol dire che potrebbe essere data a Gotti Tedeschi la possibilità  che sia lui stesso a prendere atto della sfiducia del board contenuta nel memorandum. Anche se non risponde al vero che abbia mai offerto nei giorni scorsi le sue dimissioni. Il memorandum, che è stato notificato dal board a Gotti Tedeschi e alla Commissione cardinalizia, contiene un vero e proprio j’accuse con una lista di 9 addebiti in cui il board dell’istituto ha definito l’ex presidente come «inaffidabile e imprudente». 
L’economista cattolico risponde al telefono con un filo di voce («Non fatemi parlare, per favore») e anche se ancora combattuto interiormente se spiegare o meno la «sua» verità , tuttavia, affermano persone a lui vicine, «prevale il suo amore per la Chiesa». Egli peraltro comprende benissimo che messe nero su bianco le «contestazioni» che gli sono state fatte da personalità  molto autorevoli del mondo economico e finanziario internazionale (oltre ad Anderson, Ronaldo Hermann Schmitz, ex ad della Deutsche Bank, Manuel Soto Serrano, spagnolo, presidente del Santander, la banca da cui proveniva Gotti Tedeschi, e dall’avvocato e notaio italiano Antonio Maria Marocco) lasciano poco margine. Del resto è stata proprio la sua reazione («pago per la mia trasparenza») ad aver convinto il vertice della banca vaticana a rendere noto il documento per tagliare le gambe a illazioni e sospetti sulla decisione.
Ieri, rispondendo a questa stessa logica, sono state subito smentite, sia pure ufficiosamente, le voci di una presunta spaccatura tra i cardinali supervisori dello Ior, il segretario di Stato Tarcisio Bertone (che è anche il presidente della Commissione cardinalizia di sorveglianza), Attilio Nicora (presidente dell’Autorità  finanziaria di controllo, Aif), Jean Luis Tauran (francese, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso), Telesphore Placid Toppo (indiano, arcivescovo di Ranchi), e Odilo Pedro Scherer (brasiliano, arcivescovo di San Paolo del Brasile). «Ciò è assolutamente falso», sottolinea una fonte molto autorevole e «tirare fuori un voto contrario di cardinali è gossip per nascondere la verità » messo in giro ad arte. Come falsa, viene aggiunto, sarebbe l’immagine di Gotti Tedeschi «campione della trasparenza». «È tutt’altro», afferma, senza remore, la fonte.
Nel memorandum di Anderson si evince tutta la tensione che ha caratterizzato la destituzione dell’economista cattolico perché non solo gli si contesta, tra le altre cose, di «non aver svolto le funzioni base che spettano al presidente», ma peggio ancora nel momento in cui in Vaticano si procede ad arresti per le fughe di notizie da parte dei corvi, lo si «incolpa» di «non aver potuto fornire giustificazione formale per la diffusione di documenti in possesso del presidente». 
Anderson ha ribadito ieri alla Reuters che «la decisione del board non ha nulla a che fare, in modo categorico, con il fatto che Gotti promuoveva la trasparenza». Anzi di fatto «egli stava diventando un ostacolo a raggiungere una maggiore trasparenza con la sua incapacità  di lavorare con il vertice della banca». Anderson ha anche detto che il «Vaticano aspira ad entrare nella white list dei paesi Ocse con trasparenza finanziaria». «Adesso cercheremo come presidente una persona — ha concluso — con le competenze e il profilo per proseguire sul nostro cammino di trasparenza, che è il nostro maggiore desiderio: a fatti però e non a parole».


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