«Piazza della Loggia, le indagini proseguano»

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L’appello di Napolitano arriva dopo che il 14 aprile scorso la Corte d’Assise di Brescia ha confermato l’assoluzione di tutti gli imputati lasciando ancora una volta senza colpevoli, e quindi senza giustizia, una strage italiana. Sul banco degli imputati c’erano i due ordinovisti veneti Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi, l’informatore dei servizi segreti Maurizio Tramonte e il capitano dei carabinieri Francesco Delfino. Ora Napolitano chiede che la «giustizia faccia il suo corso», pur «nei limiti in cui è rimasto possibile». Anche perché se è vero, com’è vero, che ancora manca una verità  giudiziaria, è altrettanto sicuro chi armò la mano degli assassini: Lo sa bene il capo dello Stato quando chiede che venga messo in luce quanto accertato «sulla matrice di estrema destra neofascista di quell’azione criminale e sugli ostacoli che una parte degli apparati dello Stato frappose alla ricerca alla verità ».
Il messaggio di Napolitano arriva in una Brescia che celebra l’ennesima ricorrenza dell’attentato compiuto il 28 maggio del 1974 con una manifestazione in piazza della Loggia alla quale hanno partecipato anche il ministero degli Interni Annamaria Cancellieri, il sindaco di Brescia Andrea Paroli e il presidente dell’associazione dei familiari di piazza della Loggia Manlio Milani. Ha preso la parola anche Marina Carpani, referente della consulta studentesca di Brindisi dove nell’attentato alla scuola Morvillo-Falcone è morta la piccola Melissa Bassi.
«A tutti voi rivolgo un appello: non lasciateci soli», ha detto Martina con indosso la maglietta bianca con la scritta «Io non ho paura» diventato lo slogan degli studenti di Brindisi. «La nostra rabbia deve diventare uno sguardo verso l’avvenire, dobbiamo creare una cultura che abbatta qualsiasi violenza indipendentemente dalla matrice». Nella strage di Brescia c’è stata la partecipazione dei servizi dello stato deviati, e pesanti interventi per depistare le indagini,. Basti pensare come sia stato ordinato di lavare la piazza con gli idranti subito dopo l’attentato, in modo da cancellare ogni reperto utile per l’inchiesta. «Certo c’è stato l’errore di aver ripulito immediatamente la piazza subito dopo l’attentato – ha detto il ministro – e lì c’è il dubbio che ci sia stata qualche connivenza». Da allora però, ha concluso Cancellieri, «i servizi segreti si sono rinnovati e da tempo il Viminale è una casa di vetro».
Qualche momento di tensione si è avuto quando un corteo di studenti ha cercato di entrare in piazza della Loggia per partecipare alla celebrazione,. Secondo la questura, tra forze dell’ordine e studenti sarebbe stato raggiunto un accordo in base al quale i manifestanti sarebbero entrati in piazza dopo l’intervento dei sindacati, versione negata dagli studenti. Il corteo, partito da piazza Garibaldi, anziché fermarsi davanti al tribunale ha proseguito fino ad arrivare in piazza della Loggia. Secondo le forze dell’ordine gli studenti avrebbero preso mazze e sassi da un vicino cantiere edile e avrebbero attaccato gli agenti, versione smentita dagli studenti, secondo i quali la polizia li avrebbe «manganellati a freddo». Negli scontri cinque agenti sono rimasti contusi. Gli studenti sono comunque riusciti a entrare in piazza della Loggia mentre parlava Susanna Camusso. «Perché non apriamo gli archivi?», ha chiesto il segretario generale della Cgil. «Nel nostro paese soffia un vento che non ci piace. Forse le matrici delle stragi sono diverse, ma le storie si intrecciano. Sono tante, troppe le cose che non tornano». Un vento ambiguo, che secondo Camusso parte da lontano: «Oggi sappiamo che quel clima era stato generato dal terrorismo ero. Ma una definizione così non basta – ha proseguito – C’erano i servizi deviati, la complicità  istituzionale. I tanti che non hanno detto la verità  allora, oggi ce li troviamo nella P2 e sono al centro della della politica del nostro Paese». 
Un appello perché vengano aperti gli archivi di Stato è stato rivolto a Napolitano anche dal segretario del Prc Paolo Ferrero.


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