Napolitano raccomanda le riforme impossibili

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«Napolitano cerca di svegliare la Bella addormentata a costo d’esporsi a un insuccesso», ha scritto ieri nell’editoriale del Corriere della Sera il costituzionalista Michele Ainis. E ugualmente Napolitano non si è sottratto al quotidiano appello al parlamento, la «Bella addormentata». Il capo dello stato ha parlato della riforma elettorale, ancora una volta considerata «impegno assolutamente ineludibile». Delle modifiche costituzionali, sollecitando una rapida approvazioni di riforme «limitate ma significative». E delle nuove norme sul finanziamento dei partiti, norme molto contestate ma anche queste giudicate «significative» dal presidente della Repubblica. Sono i tre principali dossier di iniziativa parlamentare all’esame del senato e della camera; tutti e tre sono su strade in salita.
Soldi alla politica
Avviata male nonostante gli annunci di Alfano, Bersani e Casini, corretta più volte – ancora ieri pomeriggio, direttamente in aula durante l’illustrazione dei relatori – è in realtà  la legge con più probabilità  di essere approvata. Anche se subirà  un ritardo perché il governo ha deciso di mandare avanti il decreto sulle commissioni bancarie, anche questo alla camera. Ha davvero pochi estimatori, anche nella maggioranza. Al Pdl piace poco la decisione di dimezzare i contributi (da 182 a 91 milioni di euro) già  a partire dalla rata del prossimo luglio. A molti nel Pd non va giù che venga reintrodotto il concetto di «finanziamento pubblico», al posto di «rimborso elettorale», nonostante la vittoria dei Sì al referendum abrogativo del 1993. È vero che in questo modo si cancella «un’ipocrisia», come ha detto il relatore del Pdl Calderisi. Ma il deputato del Pd Giachetti, intervenuto ieri sera in polemica con l’altro relatore e suo compagno di partito Bressa, ha definito «un errore strutturale» dei partiti pensare di rispondere ai casi Lusi e Belsito con un ritorno al passato. Bressa invece ha spiegato che cancellare del tutto il finanziamento pubblico deve considerarsi addirittura anti costituzionale. Nel frattempo Di Pietro stava depositando una proposta di legge di iniziativa popolare (con 200mila firme, quattro volte quelle necessarie) proprio per l’abrogazione totale del finanziamento.
Se andrà  avanti, la nuova legge sui contributi ai partiti lo farà  al prezzo di numerose forzature. Prima fra tutte il conflitto con la legge organica di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, destinata sia alla camera che al senato a inseguire le norme sul finanziamento, restando illogicamente sempre al rimorchio.
Riforme costituzionali
«Poche cose» invocava Ainis sul Corriere e a lui si è direttamente riferito Napolitano. Poche cose infatti sono all’esame della prima commissione del senato, ma tutt’altro che piccole cose. Si tratta della modifica della forma di governo (nel senso di dare più poteri al presidente del Consiglio) e della forma parlamentare (nel senso di abolire il bicameralismo perfetto introducendo il senato federale). Argomenti sui quali le posizioni dei partiti non sono nemmeno troppo distanti. Eppure gli accordi non reggono alla tensione che c’è tra il Pd e il Pdl, parecchio divisi dalle misure del governo Monti e dall’avvicinarsi delle elezioni. Così è opinione diffusa che per le riforme costituzionali sia di nuovo troppo tardi. Non è detto che sia un male. Anche il relatore dei progetti di modifica costituzionale, il senatore socialista ed ex berlusconiano Vizzini, dice che solo una marcia a tappe forzate con sedute notturne e maggioranze granitiche consentirebbe di approvare le riforme. Difficile se non impossibile che questo possa accadere per leggi così delicate.
Legge elettorale
In questo caso invece le posizioni sono tornate a dividersi dopo il voto amministrativo. La bozza Violante confezionata per riprodurre un nuovo governo di larghe intese modello Monti è stata rapidamente archiviata. La tentazione del Pd è adesso il doppio turno, ma il Pdl se questo è il rischio preferisce tenersi il sistema attuale. E allora tutti i partiti stanno già  parlando di liste bloccate con l’inossidabile Porcellum. Per quanti appelli faccia Napolitano.


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