Poiesis I 3 giorni di Fabriano che uniscono arte, scienza e letteratura

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Al passante che gli domanda «cosa stai facendo?», lo scalpellino non risponde «lavoro la pietra», ma «costruisco una cattedrale»: un aneddoto per ricordare come imprese imponenti nascano dal lavoro corale e dalla pazienza minuziosa di molti singoli che aggiungono il loro piccolo prezioso pezzo all’insieme. Specialmente quando l’Opera è destinata a diventare una Grande Opera: è questo il tema della quinta edizione del festival Poiesis, in programma il 25, 26 e 27 maggio a Fabriano. È forse il caso di ricordare come il termine poiesis indichi aristotelicamente «l’agire diretto alla produzione di qualcosa» e definisca, in questo caso, un appuntamento nella cittadina marchigiana che guarda caso ha anch’essa il «fare» nel suo etimo. Fondato sulla poiesis e sulla cultura dell’homo faber, ovvero su matrice e presupposti doppiamente classici, il festival intreccia generi, modi, discipline: scienza, arte, letteratura, poesia. Francesca Merloni ne è l’ideatrice: di solide e operose radici marchigiane, artefice di una maratona che per tre giorni trasforma la sua città  in un laboratorio di idee e dialoghi, spettacolo e pensiero, musica e incontri. I numeri dicono che un anno fa nelle strade, nelle piazze, nelle sale di Fabriano hanno partecipato alle iniziative di Poiesis sul tema «Fratelli in Italia» oltre 33 mila persone, la maggior parte delle quali ha seguito fino a quattro appuntamenti in una giornata. Anche quest’anno, Poiesis è realizzato in larga parte da volontari, dà  vita ad iniziative tutte ad ingresso gratuito e si avvale del sostegno dell’Unesco.
«Ormai non c’è pianerottolo di casa che non abbia un proprio festival – ironizza la Merloni – ma forse qui a Fabriano accade qualcosa di diverso, e tutto sommato credo che si dia vita a un inedito percorso di senso. In questo caso, un incontro fra alto e basso, entrambi ncessari. Perché la Grande Opera è il legame che tutto tiene, in un percorso di bellezza assoluta, dentro e fuori di noi, riflessione e insieme proiezione dell’infinito che ci costituisce». In nome della Grande Opera, metafora dell’alto destino dell’uomo, si possono mettere insieme un grande architetto come Rem Koolhaas e una coreografa-danzatrice come Carolyn Carlson, i registi di «Cesare deve morire», Paolo e Vittorio Taviani e la cantante Elisa, un attore sotto le luci della ribalta come Pierfrancesco Favino e un artista di fama internazionale come Julian Schnabel, uno scienziato come Massimo Piattelli Palmarini e un uomo di scena come Alessandro Bergonzoni.
«Dopo il successo dello scorso anno, Fabriano è diventata una importante realtà  nella produzione culturale italiana: forti di questo risultato abbiamo studiato e lavorato per un’edizione 2012 che possa aprire nuovi percorsi espressivi», dice ancora Merloni. Ecco così le categorie classiche di arte, cinema, musica, poesia e teatro tradursi in Espressione, Parola, Pensiero, Proiezione e Visione: «Il festival si sta evolvendo, sta diventando un luogo di pensiero, un lungo percorso di riflessione”. Ma sta diventando anche altro. Fedele alla sua vocazione del “fare” Poiesis ha gemmato un’iniziativa importante per Fabriano: la nascita di “Officine”, centri di formazione di alto artigianato, che nascono sotto la protezione dell’Unesco e saranno presentate sabato. Saranno scuole legate alle radici di Fabriano, che è patria della carta: e quindi dedicate alla stampa, all’editoria di pregio, alla fotografia, a tutte le attività  che hanno a che fare, appunto, con la carta. 
Siccome a fare da scenario è la città  intera, l’inaugurazione del festival sono tutte gratuite, è affidata a uno spettacolo multimediale in spazi diversi della città , con la musica di Fabrizio Bosso e le letture di Pierfrancesco Favino. Favino. Protagonisti del «Pensiero» saranno Koolhaas, il filosofo Giulio Giorello, il teologo Vito Mancuso. Grande Opera, a Fabriano è anche il tema del lavoro di cui parleranno Guglielmo Epifani, Corrado Clini e Giovanni Minoli. «Proiezione» oltre alla consueta programamzione cinematografica, prevede un incontro con i fratelli Taviani mentre Alessandro Bergonzoni propone una riflessione sulle carceri. La voce «Espressione» include la musica di Elisa e Marrakash, la performance di Carolyn Carlson e il jazz di Paolo Fresu. Ancora, la «Parola» è declinata da un gruppo di poeti fra cui Stefano Massari e Gian Mario Villalta, con omaggi ad Andrea Zanzotto e Wislawa Szymborska. Infine, la «Visione»: tra le mostre, quella fotografica con immagini fra gli altri, di Gabriele Basilico mentre dagli Stati Uniti arrivano per l’occasione alcune sgargianti tele di Julian Schnabel.


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