Somalia, la Ue bombarda i pirati colpite basi e navi nell’Oceano Indiano

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BRUXELLES – La forza aeronavale dell’Unione europea ha compiuto un raid notturno contro una base di pirati in Somalia distruggendo cinque imbarcazioni. L’incursione non ha fatto vittime. È la prima volta che i militari inquadrati nella missione antipirateria “Atalanta”, operativa dal 2008, colpiscono preventivamente a terra. Finora si erano limitati a pattugliare le acque dello stretto di Aden e dell’Oceano Indiano per proteggere il traffico mercantile.
Secondo quanto ha comunicato il quartier generale dell’operazione, con sede a Northwood, in Gran Bretagna, l’incursione è stata condotta con un elicottero che ha distrutto cinque barche sulla spiaggia di Harardhere, un villaggio quattrocento chilometri a Nord di Mogadiscio. L’attacco era stato preceduto da una serie di accurate ricognizioni aeree che hanno permesso di localizzare depositi e materiale dei pirati e di evitare vittime civili.
«Nessun militare ha messo piede a terra», specifica il contrammiraglio britannico Duncan Potts che dirige la missione. Quella di ieri potrebbe essere la prima di una serie di incursioni con l’obiettivo di scardinare l’organizzazione logistica dei pirati, che attualmente detengono diciassette navi mercantili e circa trecento uomini di equipaggio. La decisione di colpire i banditi nelle loro basi era stata adottata dai ministri degli Esteri Ue nella riunione del marzo scorso. Ma i militari hanno dovuto attendere che il Parlamento tedesco la ratificasse autorizzando operazioni offensive, cosa che è avvenuta solo venerdì scorso.
La missione Atalanta opera sotto l’egida delle Nazioni Unite che l’hanno autorizzata con la risoluzione 1851 del Consiglio di Sicurezza. L’azione di ieri è stata condotta su richiesta e con il consenso sia del governo federale transitorio somalo, sia delle autorità  regionali, sia dei rappresentanti delle Nazioni Unite in Somalia. Al pattugliamento condotto dalle forze militari dall’Unione europea, si affianca un’analoga operazione coordinata dalla Nato e soprannominata “Ocean Shield”, che però fino ad ora non ha condotto attacchi sul suolo somalo.
Né i portavoce dell’Ue, né quelli del quartier generale britannico hanno voluto dire di quale nazionalità  fosse l’elicottero che ha condotto l’incursione. «La decisione su quale squadra far intervenire è dettata unicamente da considerazioni di ordine pratico e logistico», spiegano al gabinetto di Catherine Ashton, alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue.
Tanta cautela si può comprensibilmente spiegare anche con la preoccupazione di non esporre a ritorsioni i marinai di uno specifico Paese che sono tuttora ostaggio dei pirati. La minaccia di possibili ritorsioni, del resto, è stata fatta esplicitamente all’agenzia Reuters da un portavoce dei pirati somali.
Attualmente alla missione Atalanta partecipano nove imbarcazioni di sei Paesi dell’Ue: l’Italia, che ha in zona la fregata lanciamissili Scirocco, la Francia, la Germania, l’Olanda, la Spagna e il Portogallo. Il comando delle operazioni in mare è da poco passato al contrammiraglio francese Jean Baptiste Dupuis. Ad agosto prossimo sarà  l’Italia ad assicurare per sei mesi il coordinamento e dovrebbe inviare nell’Oceano Indiano la nave San Giusto.
Finora la missione Atalanta ha portato all’arresto di oltre 110 pirati e allo smantellamento di una ventina di gruppi criminali. Ciò però non ha impedito che il fenomeno degli assalti contro navi mercantili anche molto al largo delle coste somale continuasse e anzi si aggravasse. Secondo diversi studi pubblicati da organizzazioni non governative, il fenomeno della pirateria somala è finora costato alla comunità  internazionale sette miliardi di dollari di cui due miliardi solo per finanziare le operazioni militari di pattugliamento. Le somme pagate dagli armatori per riscattare navi ed equipaggi sequestrati ammontano a diverse centinaia di milioni di dollari.


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