Telecom farà  causa a Buora e Ruggiero

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MILANO – Assemblea con sorpresa per Telecom Italia. Durante l’incontro annuale per il bilancio, il gruppo ha annunciato che intenterà  un’azione di responsabilità  contro i vertici della gestione 2001-2007. Prima che il giudice quantifichi i danni che Telecom dovrà  risarcire alle varie parti lese, la società  ha deciso di fare causa al vicepresidente Carlo Buora e all’ad Riccardo Ruggiero per i dossier illeciti e per la truffa delle sim false. L’azienda si rivarrà  sui Filistei ma non su Sansone, dato che sono scaduti i termini per l’azione di responsabilità  nei confronti di Marco Tronchetti Provera. Un fatto che è stato aspramente criticato ieri dall’Asati, l’associazione dei piccoli azionisti Telecom. Ma l’azienda ha replicato di aver appreso di alcune indagini su Tronchetti solo nel dicembre 2011, quando l’azione si era prescritta. Va detto però che a fine 2010, dopo un corposo rapporto stilato da Deloitte, il consiglio (con l’unica eccezione di Luigi Zingales) aveva già  scelto di non fare causa contro la passata gestione, per evitare nuove pressioni mediatiche negative. «La tragedia è che a distanza di anni – ha chiosato Zingales – si parli ancora delle cause legali invece che delle prospettive del business». Ma ad aprile con la chiusura delle indagini sulle sim false, Telecom ha cambiato idea passando alla linea dura e chiedendo, tra le altre cose, le dimissioni di Luca Luciani. Tra i vertici della vecchia gestione, Luciani paga il conto per tutti perché essendo rimasto in azienda non ha ricevuto laute buonuscite (se ne va con un assegno da 4,4 milioni), e perché aveva già  restituito quei 45mila euro di bonus incassati grazie alla truffa delle sim. «Telecom non ha firmato nessuna manleva nei confronti di Luciani – ha precisato ieri Franco Bernabè – che ha avuto solo quello che gli era dovuto dall’azienda. Per la nomina del nuovo ad di Tim Brasil valutiamo tutte le ipotesi, sia una candidatura interna, che esterna». E oltre alle varie cause in cui Telecom si presenterà  come parte lesa, per cui a giorni sarà  convocata un’apposita assemblea straordinaria, il gruppo va avanti con il piano di ripianamento del debito a cominciare dalle dismissioni. Bernabè non esclude «di valorizzare la rete» di telefonia fissa ma vuole «mantenere il controllo», mentre per la cessione di Ti Media studierà  «il modo più trasparente e capace di garantire il miglior ritorno possibile». Telecom punta a raccogliere tutti i tipi di manifestazione d’interesse, sia per l’intero gruppo che solo per una o più parti di esso (vale a dire La7 e i multiplex digitali) e – una volta ricevute le offerte- cercherà  la soluzione che permette di spuntare il prezzo migliore. «Telecom è una bella metafora di come va l’Italia – ha aggiunto – aveva problemi di efficienza, debito e governance, tutte questioni che sono in via di risoluzione». Bernabè ha fatto presente come i risultati dell’azienda migliorino grazie alle attività  estere, che compensano il calo dei consumi in Italia. Dura la replica di alcuni azionisti, che durante la gestione Bernabè hanno visto il valore del titolo crollare e la cedola scivolare dai 14 centesimi del 2007, ai 4,3 deliberati ieri. «La priorità  è ridurre i debiti – ha ripetuto Bernabè – dal 2014 potremo tornare ad alzare la cedola».


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