Affitti, flop della cedolare secca fallisce l’emersione dal nero

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Un’opzione vantaggiosa per chi ha un’aliquota Irpef superiore al 23%. E già  questo ha fatto vacillare le stime del governo: la cedolare secca doveva far entrare oltre 2,6 miliardi di euro nelle casse dello Stato, ma stando agli acconti versati nel 2011, pari a 675 milioni (corrispondenti a circa 800 milioni a saldo), e a quanto versato nel 2012 (4 milioni), i conti si fermano ad un livello lontanissimo dagli obiettivi. Per i numeri definitivi bisognerà  attendere il pagamento Irpef di giugno e novembre, ma è difficile prevedere inversioni di tendenza. Resta dunque un risultato opaco dovuto anche alla paura. La paura di fare emergere gli affitti in nero che, secondo le stime dell’Unione inquilini, nel nostro Paese sono circa un milione e mezzo.
Fino al 9 giugno del 2011 i proprietari
potevano “ravvedersi” registrando il contratto all’Agenzia delle Entrate. Dopo quella data, l’operazione poteva essere eseguita dall’inquilino. Col vantaggio di un canone ribassato anche del 70% rispetto alla somma pagata fino a quel momento. Un bell’appeal ma con uno scotto da pagare: il deterioramento del rapporto con il proprietario che si vede l’introito più che dimezzato. Come è successo, ad esempio, a Valeria (impiegata di Milano) che prima della registrazione pagava 600 euro al mese, ora ne paga 140, ma la proprietaria ha messo la casa in vendita e sta facendo di tutto per mettere lei e la sorella alla porta. Pasquale (studente) condivide con altri compagni un appartamento a Roma. Prima pagava 1.700 euro al mese. Ora ne paga 330. I soldi coprivano direttamente il mutuo acceso sulla casa dal proprietario che, appena si è visto accreditare il nuovo canone, ha accusato gli inquilini di abusivismo. Ha schierato gli avvocati e ora dovranno andare in sede di conciliazione. È andata meglio a una giovane precaria giornalista di Roma che dopo tre anni di richieste alla padrona di casa di registrare il contratto, si è decisa a farlo lei in base alle nuove norme. Da 1.100 euro
ora ne paga 300. La proprietaria si è trovata con una nuova serratura alla porta e costretta, formalmente, a dover sgomberare la casa, che teneva piena di materiali di scarto. Ma ha approfittato per portare via anche “pezzi” di arredamento (come il box doccia) funzionali, secondo lei danneggiati
dall’inquilina. Una signora tedesca, operaia a Livorno, da anni rinnovava un contratto transitorio in nero, doppiamente illegale. Ne ha registrato uno “4+4” e invece di 900 euro mensili ora ne paga 140.
«I più coraggiosi e informati sono gli studenti – spiega Fabrizio Ragucci
dell’Unione inquilini -. Per mesi l’Agenzia delle Entrate non ha dato informazioni chiare o non ne ha date affatto, specialmente nelle grandi città . Dopo la nostra campagna informativa le richieste di consulenza sono triplicate, diventando diverse migliaia. Per lo più il proprietario
accetta la situazione oppure si rivolge a legali o sindacati per trovare un accordo con l’inquilino. Un 40% va a finire in causa ma di solito perde». Ragucci racconta anche di situazioni in cui donne sole si sono viste piombare in casa i proprietari, poi arrestati per violazione di domicilio.
In un altro caso l’inquilino è stato cacciato dal proprietario e, solo dopo una denuncia, è potuto rientrare in casa. «Consigliamo, prima di registrare il contratto, di cambiare la serratura per impedire al proprietario di piombare in casa; l’intestazione delle utenze per evitare che vengano staccate luce e gas; produrre più prove possibili (bonifici, assegni…) e conservarle in un luogo sicuro – aggiunge Ragucci -. E poi di verificare in quale sportello dell’Agenzia delle Entrate si pagano meno tasse e bolli, visto che manca ancora una circolare unica che li definisca».


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