Cameron-Hollande, lite sulle tasse ai ricchi

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PARIGI â€” Impelagati in una crisi da cui non riescono a districarsi, gli europei non perdono occasione per punzecchiarsi, lanciarsi frecciate, ironizzare l’uno sull’altro. Se i rapporti tra Franà§ois Hollande e Angela Merkel sono a dir poco freddi, quelli tra il presidente francese e David Cameron non sono migliori dopo l’ultima uscita del premier britannico: parlando a un gruppo di uomini d’affari in margine al G20, Cameron ha criticato le idee fiscali del neo-presidente, in particolare quella di introdurre un’aliquota del 75 per cento sulle fasce di reddito che oltrepassano un milione di euro. E ha aperto le braccia agli eventuali candidati a un esilio fiscale, ricordando la decisione di abbassare, a partire dal prossimo aprile, l’Irpef per i contribuenti britannici più agiati. Poi ha aggiunto: «Quando la Francia introdurrà  un’aliquota del 75 per cento per la fascia superiore dell’imposta sul reddito, srotoleremo il tappeto rosso e accoglieremo più aziende francesi che pagheranno
le tasse nel Regno Unito. Servirà  a pagare i nostri servizi pubblici e le scuole».
Cameron ha pronunciato la sua frase seriamente, senza humour. I francesi hanno invece tentato di rispondergli con l’ironia. Il primo è stato Michel Sapin, ministro del Lavoro e architetto del programma economico di Hollande: «Non so come si possa srotolare un tappeto rosso attraverso la Manica, rischia di far acqua da tutte le parti». Poi ha tentato di sdrammatizzare: «Penso che gli sia sfuggito». E lo stesso ha detto un leader socialista, Claude Bartolone: «Parole da dopo cena, non doveva esser cosciente di quel che diceva». Irritato anche il capogruppo socialista al Senato, Franà§ois Rebsamen, che ha risposto via Twitter: «Cartellino rosso per il tappeto rosso del perfido Cameron. Cercasi urgentemente la finezza dell’umorismo britannico ». A Parigi, insomma, Cameron non è piaciuto. E lo stesso Hollande, parlando a Los Cabos, si è mostrato indisposto dalle parole del premier britannico: «Ognuno dev’essere responsabile per quel che dice. Io lo sono. Nel momento in cui la coesione degli europei dev’essere forte, non farò niente che possa scalfirla ». Non è l’ora né il luogo per polemizzare, ha concluso, rinviando a un altro momento il «paragone tra le politiche fiscali ».
Le parole di Cameron hanno ovviamente trovato un’eco favorevole nella destra («Siamo isolati sul piano internazionale », ha tuonato Alain Juppé), mentre i comunisti accusano Londra di voler diventare
niente meno che «un paradiso fiscale». Più cauta Laurence Parisot, presidente della Confindustria francese, che ha chiesto al governo di tener
conto delle difficoltà  delle industrie transalpine: «Non voglio che le aziende francesi camminino sul tappeto rosso di Cameron».
La provocazione del premier conservatore arriva proprio nel momento in cui cominciano a moltiplicarsi le indiscrezioni sui possibili provvedimenti
del governo per ridurre il deficit pubblico. E oltre all’aliquota del 75% per i redditi più alti, nel mirino ci sarebbero le aziende, per le quali sarebbe
prevista nei prossimi mesi un’addizionale sui dividendi e l’aumento della tassa sulle transazioni finanziarie.


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