Monti: ora non ricorreremo allo scudo euro

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ROMA – «Al momento non c’è alcuna intenzione di ricorrere allo “scudo anti spread”», quello messo a punto nel Consiglio europeo di Bruxelles di fine giugno. E’ la linea di Palazzo Chigi, alla fine di una nuova tempestosa giornata, che ha segnato un forte «distacco di credibilità » fra i Btp e Bund tedeschi decennali. Una linea messa a punto nel primo pomeriggio e confermata fino a sera, nei numerosi colloqui fra il presidente del Consiglio Monti e il ministro del Tesoro Grilli. I collaboratori del premier sottolineano la locuzione «al momento». Il governo, spiegano, non dice che non ricorrerà  «mai» allo scudo: la situazione è troppo imprevedibile e sottoposta alle influenze di troppi fattori per poter fare dichiarazioni assolute. Grilli ha dato però fiducia, comunicando che ieri all’asta riservata agli «specialisti» il Tesoro ha collocato 920 milioni di euro su un’offerta da 1 miliardo e 50 milioni di Btp a tre anni.
Lo spread è un indice ormai quasi simbolico per determinare la febbre di un’economia. Ieri è volato fino a 495, livello massimo toccato nello scorso gennaio e ha poi chiuso a 489 punti. Ancora è lontano il «record» del 9 novembre, 574 punti, (sotto il governo Berlusconi), ma la situazione, rischiarata con il vertice europeo del 28 e 29 giugno, è tornata a incupirsi. Il meccanismo di protezione dalla crescita dello spread non è automatico: da quel giorno non ha fatto altri passi avanti. Oggi, un Paese, come ad esempio l’Italia, dovrebbe presentare una richiesta per un intervento europeo di acquisti mirati a tenere lo spread sotto un certo livello. Ma la richiesta andrebbe sottoposta a verifiche e a eventuali condizioni. 
Domenica la cancelliera tedesca Merkel ha detto chiaro che «in Europa non ci sarà  solidarietà  senza controlli». Questa è la posizione della Germania, dove fiscal compact e fondo salva Stati dovranno essere avallati dalla Corte costituzionale, non prima di settembre. Monti ieri ha partecipato alla Farnesina alla conferenza «Donne in diplomazia» e ha mandato un segnale alla cancelliera: «Diverse donne — ha detto — siedono nel Consiglio europeo. Una per tutte, alla quale anche in questa occasione voglio rivolgere il mio pensiero amichevole e pieno di ammirazione, Angela Merkel». 
In questo clima d’incertezza Monti e Grilli preparano le difese per un mese d’agosto, che l’Italia affronterà  senza una rete europea dalle maglie strette. Anche se ad agosto le aste dei titoli di Stato saranno poche. I mercati, tuttavia, restano sensibili ad ogni dato strutturale, in particolare quelli sul debito pubblico. Ieri il debito italiano è arrivato a 1.966 miliardi di euro (ad aprile erano 1.949). Sempre ieri, il Fondo monetario ha previsto che l’Italia riuscirà  a riportare i conti in attivo nel 2013, a fronte però di un’economia in contrazione. Due alti funzionari dell’Fmi hanno riconosciuto che «Italia e Spagna stanno pagando almeno 200 punti base in più di spread rispetto a quanto giustificato dai loro fondamentali». Alla conferenza agli Esteri, Monti si è verbalmente vendicato per lo strapotere dello spread. Lodando l’operato delle donne in politica e in economia, ha detto: «La parola “spread”, cos’è? Neutra? Maschile? Certamente non è femminile…».


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