Quei quattromila insegnanti «inidonei» per decreto

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Titti Mazzacane, 54 anni, è il simbolo dei 4 mila insegnanti inidonei all’insegnamento per ragioni di salute che, a causa della spending review, saranno obbligati a lavorare nelle segreterie scolastiche, come assistenti amministrativi, oppure come assistenti tecnici nei laboratori. Responsabile del laboratorio di scienze in una scuola di piazza Bologna a Roma, a 54 anni, Titti è in sciopero della fame da cinque giorni e presidia piazza delle Cinque Lune, a pochi passi dall’entrata laterale del Senato, insieme a decine di colleghi del movimento «idonei ad altri compiti» (a Roma sono più di un centinaio). Insieme ai Cobas, protesta contro una norma definita «una discriminazione troppo grande. È come se un chirurgo che ha reumatismi alle mani viene messo al triage a lavorare come un infermiere». Nelle ultime ore alcune colleghe di Titti sono state colte da malore: una è stata colta da una tromboflebite, un’altra è caduta e si è fratturata un gomito. Titti continua a nutrirsi con sali minerali e due cappuccini freddi a colazione e a pranzo. «La nostra – dice – è la forza della disperazione». E promettono di restare in presidio fino a mercoledì prossimo.
Quello degli «inidonei» è un pasticcio che i tecnici del Miur hanno scoperto tra le pieghe della spending review. Il governo pensava inizialmente che gli inidonei fossero 4 mila, ma un calcolo più preciso ha abbassato la stima. E ciò ha imposto di rivedere al ribasso le previsioni il risparmio della spesa. Saranno solo all’incirca la metà  le persone ad essere ricollocate come personale amministrativo (Ata), il resto (1100) rischia di essere dichiarato in soprannumero, rientrerà  cioè nel novero di quei docenti (quest’anno 7232) che, pur essendo assunti regolarmente, non hanno la possibilità  di insegnare. «Questo significa – spiega Titti Mazzacane – che non abbiamo più un posto, rischiamo di finire con l’80 per cento dello stipendio per due anni e poi il licenziamento». 
Un semplice taglio rischia così di creare un conflitto tra i precari che aspirano ad entrare tra le fila degli amministrativi, talvolta anche da più di dieci anni, e questi docenti che verranno obbligati a svolgere funzioni per le quali dicono di non essere preparati. Senza contare che ciò comporterebbe la perdita del lavoro effettuato nel corso di questi anni nelle biblioteche o in altri servizi dove sono stati impiegati fino a oggi. Titti, ad esempio, ha allestito una biblioteca con più di 1500 volumi, un museo per bambini che parte dal Big Bang e arriva allo sbarco sulla luna. Un’esperienza che rischia di essere vanificata dal suo trasferimento. «Io sono tra le più fortunate perché ho “solo” una paresi sulla corda vocale – aggiunge – ma capisci perché tutti i docenti che come me sono inciampati nella malattia sono disperati all’idea di dover abbandonare tutto quello che in anni di lavoro?». 
Il risparmio ottenuto da questa misura è stato quantificato in 30 milioni, una stima che, a piazza delle Cinque Lune, viene contestata. L’uso di questo personale nelle biblioteche, nei laboratori non comporta alcuna spesa. Ieri una delegazione del presidio è stata ricevuta dal capogruppo pd al Senato Anna Finocchiaro. In attesa dell’esito della votazione al Senato, e di una correzione in extremis di una norma che viene giudicata da tutti i sindacati come un «accanimento», al punto da avere spinto la Flc-Cgil a “diffidare” il ministero dal procedere su questa strada, è stata apportata una sola correzione alla spending review nel campo della scuola. Riguarda gli insegnanti in esubero (3 mila) che hanno maturato i requisiti e potranno andare in pensione con i criteri pre-Fornero.


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