Risparmio, chi Batte la Crisi la Ricetta? Diversificare

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Diversificare aiuta. La tempesta dell’euro ha — purtroppo— offerto una ribalta eccezionale ad una vecchia e basilare regola di investimento: mai mettere tutti i soldi in un’unica barca. L’incertezza dei mercati e il comportamento inedito di azioni, bond e materie prime ha infatti lasciato dietro di sé una lunga scia di perdite. Si è salvato, magari rimanendo a galla per un pelo, chi aveva portafogli ben ripartiti. «Le mie merci non son tutte stivate nel ventre d’un solo vascello, né tutte destinate ad un sol luogo, né dipende l’intera mia sostanza dalla buona fortuna di quest’anno», spiega Antonio, il Mercante di Venezia shakespeariano. L’idea quindi non è nuova e, se la scriveva il Bardo, non è nemmeno tristemente confinata nei manuali di istruzione finanziaria.
I tre portafogli costruiti da Advise Only sim il 2 dicembre 2011 – fatti per durare un paio d’anni e pubblicati suCorrierEconomia nei giorni peggiori della crisi prima della manovra del governo Monti appena insediato – offrono una dimostrazione pratica che la teoria funziona. Sono tre ricette diverse, ispirate a tre differenti visioni della crisi dell’euro, ma hanno in comune l’idea della massima diversificazione, realizzata (vedi grafico) utilizzando titoli di Stato ed Etf, cioè fondi quotati che replicano indici di mercato azionari ed obbligazionari. 
Come sono andati? Il peggior risultato, pari a un non disdicevole 6,99% in otto mesi, appartiene alla ricetta più ottimista (EuroSalvezza), quella che si addice a chi non cessa di credere che prima o poi tutto si risolverà  per il meglio. In questo paniere c’è una notevole porzione (60%) di Btp brevi e Cct, un po’ di Borsa europea, un titolo di Stato belga e, addirittura, un pizzico di banche (10%), i titoli che, se la crisi fosse una peste medioevale, avrebbero il ruolo fisso degli untori.
In seconda battuta, con una performance del 7,22%, si piazza il mix EuroTsunami, quello adatto a chi, invece, non si fida per nulla e vede nero. Per i super pessimisti, desiderosi di proteggersi da una rottura della moneta unica e dalle sue nefaste conseguenze, la ripartizione delle sostanze avviene tra titoli di Stato con al massimo un paio di anni di vita residua e tutti extra euro: dall’Australia alla Svezia, dalla Norvegia al Canada, passando per gli Usa e la Danimarca. L’ultimo 10% viene invece diviso tra l’oro e un paniere di bond dei Paesi Emergenti. à™
Ma il miglior guadagno in assoluto (8,94%, sempre dal 2 dicembre ad oggi) appartiene al mix preferito da quelli che non si sbilanciano e si iscrivono al partito dell’Euroincertezza. In questo caso la diversificazione è estrema perché non c’è scelta di campo: le obbligazioni governative sono sia di Paesi euro deboli (20% tra Btp classici e Btp collegati all’inflazione) che dei Paesi euro forti (Germania, Austria, Olanda, Finlandia), ma ci sono anche i titoli di Stato non euro (Usa, Australia, Canada, Norvegia), le Borse mondiali e un basket di multinazionali europee del business alimentare. 
Se confrontiamo questi tre risultati con quelli di alcuni dei principali mercati tra il 2 dicembre e il 25 luglio scopriamo che i tre portafogli hanno fatto decisamente meglio dell’oro (-0,84%), delle azioni Emergenti (1,25%), delle azioni italiane (-14,34%) e di quelle euro (-3,61%). Hanno invece battuto tutte le ricette sia le obbligazioni dei Paesi Emergenti (20,51%) che le azioni Usa (21,20%). Un altro dato interessante è la loro volatilità , vale a dire il rischio collegato alla performance: per Euro Incertezza ed Euro Tsunami è stato molto contenuto, compreso tra il 3,3% e il 2,8%. Più elevata, perché più alto è il rischio insito nelle sue scelte speranzose, la volatilità  del portafoglio molto ottimista (8,4%). Ma una singola scommessa su un solo mercato avrebbe nella maggioranza dei casi comportato una misura della volatilità  superiore al 10%, con una punta massima del 28% per le azioni italiane.
Il concetto di diversificazione va in coppia con quello di correlazione, spiega Raffaele Zenti, responsabile della consulenza finanziaria di Advise Only sim. La capacità  dei diversi investimenti di muoversi simultaneamente (o di non farlo) è una delle variabili che influenza moltissimo il risultato finale. «La paura è più contagiosa dell’ottimismo – spiega Zenti – e quindi il potere della diversificazione quando tutto va male viene messo a dura prova dalla tendenza degli asset ad andare tutti nella stessa direzione». Resta però provata – e anche stavolta sta andando così – la capacità  dell’oro, dei titoli dei Paesi considerati sicuri e della liquidità  di comportarsi in modo diverso dal resto che, in diverse misure, soffre.
La moltiplicazione razionale e calcolata dei vascelli, insomma, almeno un poco funziona.


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