Bersani/Grillo, due volti uno stesso potere

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Per il «terribile» della televisione italiana, Anonymous è il simbolo di una protesta dilagante nel web dopo un ventennio di censure soft o preventive attivate contro punti di vista non graditi dal potere. Fa inoltre bene ricordare come il populismo contemporaneo ha sì tratti comuni con quello storico, ma anche una forte differenza: l’aver scelto la Rete come medium privilegiato perché impossibile da censurare. Va da sé che questo vale soprattutto in Europa e Stati Uniti, continenti dove però è massima la diffusione del populismo. In altri parti del mondo, le cose vanno diversamente, basti pensare alla «grande muraglia» costruita dal governo di Pechino per imbavagliare, senza però riuscirci del tutto, Internet. Ma quello che nella polemica tra il segretario del Pd e il boss del Movimento 5 stelle non è emerso sono le modalità  attraverso le quali si sviluppano le tanti e eterogenee sfere pubbliche dentro e fuori la Rete. Il flusso dell’informazione on line prevede infatti una comunicazione in tempo reale da «molti e molti» che vede la costituzione dei centri di comando a posteriori, quando cioè la produzione delle sfera pubbliche cede il passo alla sua circolazione e distribuzione per poterla vendere agli inserzionisti pubblicitari. Quello nella Rete è però un flusso riottoso a direzioni di marcia eterodirette. Da qui il consenso verso posizioni che si scagliano contro un indistinto e sempre eguale potere costituito. Ma qui interviene il nodo da sciogliere. Sempre eguali sono infatti gli strali lanciati contro di esso. Il populismo cresce in questa ripetizione del sempre eguale, all’interno di una prospettiva che potremmo definire postmoderna, se con questo termine si intende la continua reinvenzione e disordinato collage di tradizioni politiche e culturali spesso antitetiche tra loro. È dunque ovvio che un segretario di partito che comunica secondo le modalità  dei «vecchi» media – da uno a molti – si perda nel flusso della comunicazione on line, scambiando appunto il populismo con il fascismo. Lungi da chi scrive svolgere un’apologia della comunicazione on line. Semmai c’è da sottolinearne la capacità  di rimettere in discussione l’oligopolio nella produzione della informazione e di governo della comunicazione dei media mainstream. Ma va però sottolineato il fatto che la comunicazione on-line ama presentarsi come opinione pubblica, che come è noto non punta a superare i rapporti di potere esistenti, bensì a renderli socialmente compatibili. Il populismo postmoderno ha questa funzione di stabilizzazione dello status quo. Pierluigi Bersani e Beppe Grillo sono cioè i due volti assunti da chi difende le gerarchie di potere esistente. Il primo vuole ripristinare il controllo sulla produzione della sfera pubblica; il secondo vuole conquistare il monopolio nella sua distribuzione, rendendo così il dissenso un rumore di fondo rabbioso e risentito.


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