CHI HA PAURA DELL’E-BOOK

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PARIGI – «Oggi il mondo del libro è colpito in pieno dallo choc della tecnologia digitale». Parte da quest’allarmata constatazione l’interessantissimo numero monografico che la rivista francese Le débat (n° 170, Gallimard, pagg.192) ha appena dedicato all’avvento dell’e-book e alle sue conseguenze sul mondo del libro. Grazie ai contributi di una ventina di autori (editori, scrittori, storici, economisti, sociologi, bibliotecari, politici, ecc.), il quadrimestrale diretto da Pierre Nora e Marcel Gauchet indaga a fondo il «processo di smaterializzazione» che trasforma lo statuto stesso del libro, il quale, «da oggetto qual è stato finora, tende a diventare un servizio». Tale situazione incide innanzitutto sul ruolo e sui diritti dell’autore, ma tende anche a trasformare più o meno radicalmente la posizione degli editori, dei librai, dei bibliotecari e in generale di tutti i mediatori che, del libro, garantiscono la concezione, la fabbricazione e la diffusione presso i lettori. Senza dimenticare che il passaggio dalla carta allo schermo modifica inevitabilmente le modalità  e le condizioni della lettura.
Evitando polemiche e posizioni unilaterali, gli interventi proposti nelle pagine della rivista provano ad analizzare criticamente promesse e minacce della trasformazione
in corso, indicando alcune piste (economiche, industriali, giuridiche, ecc.) per evitare che un’evoluzione considerata comunque un’opportunità  non si trasformi in una catastrofe per molti editori e librai. Per Le débat libro di carta e libro elettronico possono – e devono – continuare a coesistere. Per capire come e perché ecco le
sintesi di quattro degli interventi proposti dalla rivista.
ANTOINE GALLIMARD, EDITORE
Di fronte alla rivoluzione del libro digitale, il più noto degli editori francesi è convinto che l’editore debba conservare un ruolo centrale in un mercato, la cui necessaria regolamentazione sarà  garanzia di vera concorrenza. Il mercato del libro vive «un’evoluzione inquietante caratterizzata dalla demonetizzazione delle opere (a vantaggio dei supporti e dei servizi) e da una minore presenza di queste nei punti vendita». Da qui la posizione di debolezza dei librai, che occorre aiutare, perché, se dovessero scomparire, non sarebbe più possibile vendere le opere che non si prestano a una diffusione digitale (i libri d’arte o i libri per l’infanzia). Di fronte all’aggressività  commerciale di Amazon e Apple, l’editore deve mantenere il controllo dei prezzi degli e-book, anche perché l’offerta digitale legale è la miglior risposta alla sfida posta dalle nuove tecnologie. Ribadendo la centralità  di tutte le fasi del loro lavoro, gli editori devono saper mostrare che «l’auto- edizione promossa da Amazon non è l’unico orizzonte del libro». Tra dieci anni, conclude l’editore francese, Gallimard sarà  una casa editrice che continuerà  a pubblicare «moltissimi di libri di carta, con tirature iniziali più basse, ma compensate dalle vendite degli e-book e da un ricorso più frequente al print on demand.»
ANTOINE COMPAGNON, STORICO DELLA LETTERATURA
L’ex allievo di Roland Barthes conferma che l’universo digitale conquista ogni giorno nuovi spazi nelle pratiche di lettura, consentendo agli studiosi di lavorare su un corpus di testi sempre più ampio al cui interno figurano opere altrimenti quasi irraggiungibili. Il libro elettronico, dunque, restituisce vita a libri rari e fuori catalogo. Leggere su uno schermo collegato alla rete sta però trasformando radicalmente le modalità  di fruizione
del testo, favorendo una lettura sempre più erratica e frammentaria, motivo per cui occorre domandarsi se le nuove generazioni sapranno ancora leggere in maniera intensiva, «per periodi prolungati e senza navigare ». Un’opera come Alla ricerca del tempo perduto
richiede una «lettura intensa, paziente e concentrata », modalità  che poco si addice all’universo digitale. Inoltre, il successo dell’e-book è talmente rapido che rischia di rimettere in discussione l’idea stessa di «testo lineare», tanto che in futuro saremo forse costretti a «riformattare i libri del passato affinché le nuove generazioni continuino a leggerli». Da questo punto di vista, la lettura elettronica sembrerebbe segnare un ritorno alla lettura premoderna, praticata prima di Gutenberg. Se l’ipotesi fosse confermata, conclude Compagnon, significherebbe che il libro sarebbe stato solo una parentesi, dato che oggi staremmo tornando alla lettura «intermittente, digressiva e collettiva» praticata prima che il testo stampato spingesse i lettori «all’individualismo, alla solitudine e all’immaginazione».
FRANà‡OISE BENHAMOU, ECONOMISTA DELLA CULTURA
Per la studiosa francese, l’avvento dell’e-book s’inscrive in una vasta evoluzione che «coniuga una rivoluzione industriale e una rivoluzione cognitiva ». Il processo di smaterializzazione del libro consentirà  di ridurre i costi di stampa, trasporto e magazzino, sebbene per gli editori che sono anche distributori la diminuzione dei volumi distribuiti comporterà  significative perdite di fatturato. Dato che le trasformazioni tecnologiche domandano importanti investimenti, è probabile «un doppio movimento di concentrazione e polarizzazione tra gli editori». Grazie all’universo digitale, «l’offerta diventa infinita, la scarsità  quindi si sposta. Non è più dalla parte dell’offerta, ma da quella della domanda, o più precisamente, dell’attenzione. » Di conseguenza, per captare l’attenzione del lettore – che è «nomade e scivola di continuo da un contenuto all’altro» – occorreranno nuovi strumenti di diffusione e prescrizione. E naturalmente saranno necessarie nuove pratiche commerciali, rompendo con «il principio dominante che associa un libro e un prezzo», a vantaggio di abbonamenti, acquisto per capitoli, lettura in streeming, prezzi variabili nel tempo, ecc. D’altronde, per Franà§oise Benhamou, l’e-book ha senso, «solo se rompe con il modello economico del libro di carta».
PIERRE ASSOULINE, CRITICO E SCRITTORE
Il libro elettronico implica un cambio di paradigma che rimette in discussione un’eredità  di secoli, motivo per cui, per l’ex direttore di Lire nonché biografo di Simenon, occorre «imparare a dissociare il libro dal testo che contiene, gli organi dalla pelle». Ciò consentirà  di guardare l’e-book in modo nuovo, convincendosi che il nuovo supporto «non assassinerà  né il messaggio né la lettura», ma anzi risolverà  due problemi del lettore contemporaneo, «l’ingombro e il nomadismo». Il giorno in cui l’e-book si libererà  dell’eredità  del libro di carta, cessando d’imitarlo, «il flusso diventerà  l’avvenire del libro». E se da un lato il critico francese riconosce che la lettura su schermo perturba la memoria spaziale, non permettendo di ricordarsi la posizione esatta di una parola o di una frase, dall’altro sottolinea che, tra il libro di carta ormai diventato un oggetto di lusso e l’e-book, «la vittima annunciata del libro elettronico sarà  il libro tascabile». Senza dimenticare che la vera domanda da porsi non è quella relativa al futuro del libro, «una domanda di fatto già  obsoleta», ma è quella che riguarda «il destino del lettore in un universo senza più territori definiti».


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