Il capo dei vescovi: «Scandali inaccettabili»

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ROMA — La «rabbia degli onesti», l’«indignazione» che i politici continuano a non capire, l’ora di «una lotta penetrante e inesorabile alla corruzione» e di un «rinnovamento reale» dei partiti con «soggetti non chiacchierati».
Non la manda a dire, il cardinale Angelo Bagnasco. Parlando al consiglio dei vescovi, ieri pomeriggio, il presidente della Cei ha dedicato un lungo passaggio — sul quale ha lavorato fino all’ultimo — al «malaffare» reso evidente dallo scandalo nel Lazio: «Dispiace molto che anche dalle Regioni stia emergendo un reticolo di corruttele e di scandali, inducendo a pensare che il sospirato decentramento dello Stato in non pochi casi coincide con una zavorra inaccettabile. Che l’immoralità  e il malaffare siano al centro come in periferia non è una consolazione, ma un motivo di rafforzata indignazione, che la classe politica continua a sottovalutare».
Un «motivo di disagio e di rabbia per gli onesti», sillaba Bagnasco: «Possibile che l’arruolamento nelle file della politica sia ormai così degradato? Si parla di austerità  e di tagli, eppure continuamente si scopre che ovunque si annidano cespiti di spesa assurdi e incontrollati». Certi personaggi, comunque, li hanno votati: «Bisogna che gli stessi cittadini, insieme al diritto di scelta, esercitino un discernimento più penetrante».
La Cei continua a guardare con favore a Monti, «è chiaro interesse di tutti che il governo votato dal Parlamento adempia ai propri compiti urgenti, e metta il Paese al riparo definitivo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose». La politica, intanto, deve ripensarsi, «lo spettro dell’astensione circola e rischia di apparire a troppi come la “lezione” da assestare a chi non vuole capire». Il presidente della Cei riepiloga una serie di indicazioni ripetute tenacemente da mesi: è ora di «stringere le fila» e di una «solidarietà  lungimirante» che si concentri «sui problemi prioritari dell’economia e del lavoro, della rifondazione dei partiti, delle procedure partecipative ed elettive, di una lotta penetrante e inesorabile alla corruzione».
In tempi di crisi la Chiesa («che non è moribonda né lacerata da divisioni») è vicina in particolare ai giovani: «Il precariato sta diventando una malattia dell’anima». Bagnasco torna sulla richiesta di una «nuova generazione di politici cristianamente ispirati» ma aggiunge, ed è significativo: «Una leva di laici non mediocri». La Chiesa deve formarli: la mediocrità  è collegata a «una vita spirituale modesta». Ci vuole gente capace di «scelte personali coerenti e controcorrente», dice il cardinale: e torna a bocciare il riconoscimento delle unioni di fatto come volontà  di affermare un «principio ideologico» a danno della «famiglia naturale». Con la «ridefinizione della famiglia», dice, «la società  andrebbe al collasso».


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