Ilva, cinque operai a sessanta metri Scontri per l’Alcoa
Oggi il giudice Patrizia Todisco dovrebbe depositare l’ordinanza con la quale decide, appunto, sulla richiesta presentata dal presidente dell’Ilva Bruno Ferrante. Chiede un minimo di produttività , l’ex prefetto di Milano, dopo aver presentato il suo piano di risanamento. Le risposte finora non sono state incoraggianti. I custodi giudiziari ai quali la Procura di Taranto ha affidato la bonifica dello stabilimento hanno bocciato quel piano e la Procura, seguendo le loro indicazioni, ha fatto lo stesso. Di più: ha chiesto al giudice di revocare la nomina di Ferrante (come custode giudiziario) voluta dal tribunale del Riesame.
Per rassicurare gli operai e cercare di smorzare la tensione il presidente dell’azienda ieri li ha incontrati per ribadire che i posti di lavoro sono garantiti, che lo stesso patron dell’Ilva Emilio Riva non ha nessuna intenzione di abbandonare Taranto e che, se anche il giudice decidesse per un no alla «produzione minima», ci sarebbe comunque la possibilità del ricorso. L’incontro si è chiuso con un lungo applauso ma il sit-in che i lavoratori mantengono davanti alla fabbrica non ha smobilitato e l’intenzione di farsi sentire in città nel caso di uno stop produttivo resta quanto mai reale. Gli operai sull’altoforno 5, fermi a un’altezza di circa 60 metri, hanno appeso uno striscione che dice «lavoro e dignità ». Il gruppo ha solidarietà di tutti gli altri: durante la notte si sono dati il cambio pur di non mollare il presidio.
Non solo a Taranto tira aria di scontro. Ieri a Cagliari quattro persone, due agenti e due operai (un delegato della Rsu e la segretaria della Uilm del Sulcis) sono rimaste ferite durante la manifestazione indetta dai lavoratori dell’Alcoa di Portovesme davanti all’assessorato regionale del lavoro.
Giusi Fasano
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