Karlsruhe non blocca il cammino dell’euro

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PARIGI . La prima riunione del Mes – il nuovo salva-stati europeo – avrà  luogo l’8 ottobre, ha affermato il capo dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Il Mes sarà  «operativo tra qualche settimana», ha confermato Wolfgang Schà¤uble, ministro delle finanze tedesco. Le dichiarazioni sono venute immediatamente dopo la certezza che la Corte costituzionale di Karlsruhe aveva dato il via libera al Mes, malgrado abbia posto alcune condizioni per salvaguardare le prerogative del parlamento tedesco. Che dovrà  venire informato su ogni eventuale aumento di capitale oltre la dotazione iniziale di 80 miliardi (che con l’effetto leva salgono a 500, 190 dei quali garantiti dalla Germania, primo contributore con più di un terzo del capitale). I dettagli della decisione della Corte di Karlsruhe saranno conosciuti solo ad ottobre.
Le reazioni sono state subito tutte positive nel mondo politico europeo, l’euro è salito anche se le Borse avevano già  «scontato» una decisione del genere. «Una buona giornata per la Germania, una buona giornata per l’Europa», ha commentato Angela Merkel, che ottiene una vittoria politica a livello nazionale contro le schiere di euroscettici che allignano tra i suoi. «Eccellente notizia», hanno ripetuto Mario Monti e il ministro degli affari europei, Bernard Cazeneuve, rappresentanti dei due paesi che più hanno fatto pressione per accelerare i tempi rallentati dalle tergiversazioni tedesche. Per Schà¤uble «questo giorno segna una tappa fondamentale per la stabilizzazione della zona euro». Secondo Merkel, con l’approvazione del Mes «la Germania manda un messaggio forte verso l’Europa e al di là , la Germania è all’altezza delle sue responsabilità  come prima economia europea e partner affidabile». Ai suoi elettori ha spiegato che la decisione «dà  più sicurezza al parlamento e ai contribuenti tedeschi». Il primo banco di prova del Mes potrebbe essere la Spagna, che è con le spalle al muro. Il governo Rajoy potrebbe essere costretto a breve a chiedere l’aiuto dell’Europa.
Tutti contenti, quindi. La decisione di ieri, dopo il 6 settembre, quando Draghi ha annunciato acquisiti «illimitati» di titoli di stato (anche qui con pesanti «condizionalità »), la «perennità » dell’euro sembra meglio difesa di prima. L’interesse della mossa tedesca è nell’aver sollevato la questione della democrazia e della sovranità  dei parlamenti nazionali. Berlino ha dato una risposta per quanto riguarda la Germania: ci saranno controlli del parlamento a ogni nuovo esborso di soldi dei contribuenti. La questione della democrazia resta però aperta per tutti gli altri paesi, che subiscono la leadership ultra-liberista dominante in Europa senza avere diritto di parola.
La questione è stata ieri al centro del dibattito al Parlamento europeo, che ha seguito il discorso sullo stato dell’Unione del presidente della Commissione José Manuel Barroso. Per Barroso l’Ue deve evolvere verso «una federazione di stati-nazione», ma ci sarà  bisogno di un nuovo trattato in seguito alle proposte che farà  Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, al prossimo vertice dei capi di stato e di governo a dicembre. Potrebbe essere l’occasione per un referendum europeo,in cui sarebbero chiamati a votare tutti i cittadini dell’Unione; un modo per uscire dai mortiferi referendum nazionali sull’Europa. È quanto ha suggerito ieri il capo-gruppo S&D all’europarlamento, Hannes Swoboda.
I socialdemocratici europei chiedono che nel rapporto Van Rompuy compaia un «capitolo sulla coesione sociale». Swoboda chiede «misure concrete» per difendere il modello sociale europeo, in un momento in cui «la governance neo-liberista europea affonda i paesi nella recessione e le popolazioni nella povertà ». Per i socialdemocratici prevale un errore di analisi: neo-liberisti e conservatori pensano che ci sia una crisi della spesa pubblica, impongono politiche di austerità  che «hanno l’effetto contrario a quello atteso». La troika (Bce, Ue, Fmi) ha dovuto ammettere che il Portogallo non ce la fa, malgrado gli sforzi enormi realizzati; a causa della troppa austerità , le entrate fiscali diminuiscono e la recessione prosegue. A Lisbona è stato così concesso di rivedere gli obiettivi: il deficit 2012 potrà  salire al 5% (contro il 4,5% fissato in precedenza; nel 2013 l’obiettivo sale al 4,5% contro il 3%).
Un piccolo passo di ragionevolezza, che rivela quanto i dubbi sull’austerità  stiano crescendo. O, almeno, nessuno può ragionevolmente affermare che il rigore non ha effetti così controproducenti da annullare tutti gli sforzi imposti alle popolazioni; le quali si allontanano sempre più dagli ideali europei, per cedere a populismi di ogni tipo. Anche per Hollande è uno spiraglio: può addolcire alla Francia il giro di vite annunciato per rispettare il 3% di deficit già  nel 2013.


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