Milano si ferma per l’addio a Martini

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MILANO — Centocinquantamila era solo un calcolo parziale e come sempre a spanne, fatto a metà  pomeriggio di ieri. Ma nel Duomo rimasto aperto fin quasi a mezzanotte la gente ha continuato a entrare come un fiume lento e composto, senza interruzione, anche ben oltre quel calcolo. Una città  intera, di fedeli e non, riassunta in questa folla ordinata che forse appunto non crede tutta quanta in Dio ma che certo credeva nell’uomo di cui oggi alle 16 si celebreranno funerali: e che probabilmente continuerà  a considerare un pastore più ancora adesso che prima.

La bara del cardinale Carlo Maria Martini morto venerdì, chiusa ieri mattina presto, li ha guardati sfilare davanti a sé anche per tutto il secondo giorno senza fare distinzioni, come non ne aveva mai fatte lui, e forse è anche frutto di questa suggestione il fatto che persino i visitatori più importanti e conosciuti giunti a rendergli omaggio in questa giornata — dal suo successore cardinale Dionigi Tettamanzi al premier Mario Monti — appaiano almeno per il tempo della loro visita assolutamente indistinguibili da tutte quelle altre migliaia di normali in fila fuori: nessuno dei due «dichiara» nulla alla stampa, entrambi restano in raccoglimento, ciascuno a suo modo, poi vanno. Sul feretro di Martini c’è l’Evangeliario aperto sulla pagina pasquale della Resurrezione. Le porte del Duomo erano rimaste spalancate per tutta la notte precedente, salvo brevi chiusure per ragioni tecniche. Il flusso di uomini e donne di ogni età  non si è mai fermato, in media un’ora e mezzo per riuscire a entrare, un ramo di coda che supera l’Arengario, quell’altro che quasi arriva in Piazza Scala. La sosta consentita davanti al feretro è di pochi secondi, giusto il tempo di un segno della croce o un pensiero. Eppure.
Il cardinale Tettamanzi arriva a metà  pomeriggio per celebrare il Vespro. Al termine si ferma a lungo in preghiera, inginocchiato accanto alla bara. Esce verso la Curia applaudito dalle persone che lo intercettano in strada, lontano dai cronisti si ferma a stringere tante mani sorridendo a tutti secondo un’abitudine fortunatamente mai perduta. Poi va.
Monti arriva poco dopo dallo stesso ingresso laterale, si dirige a salutare Maris Martini — la sorella di Carlo Maria — e gli altri familiari del cardinale. Quindi si apparta a sua volta per due minuti di preghiera silenziosa in piedi, da solo, sul lato opposto della bara. Prima di uscire si intrattiene pochi istanti con l’arciprete del Duomo, monsignor Luigi Manganini, che gli indica il punto in cui Martini verrà  sepolto (sotto il crocifisso di San Carlo, lungo la navata sinistra) e lo ringrazia per il contributo statale alla manutenzione della Cattedrale stessa (riattivato dal governo giusto un mese fa). Poi va anche lui.
E così l’elenco dei nomi conosciuti si allunga su taccuini senza virgolettati anche quando sui banchi delle prime file arrivano a succedersi tra gli altri il presidente della Rai, Annamaria Tarantola, e Pippo Baudo; il ministro Anna Maria Cancellieri e l’altro ministro Piero Giarda; il segretario della Cgil Susanna Camusso e quello del Pd Pier Luigi Bersani; l’ex sindaco milanese Gabriele Albertini e quello attuale Giuliano Pisapia: uno dei pochi a pronunciare qualche parola ripetendo quanto Martini sia stato «un punto di riferimento fondamentale per credenti e non credenti», e ricordando la dedica lasciatagli dal cardinale su un libro in cui scrisse che «chi è orfano della casa dei diritti difficilmente sarà  figlio della casa dei doveri». La Comunità  ebraica di Milano, che proprio ieri celebrava la Giornata della cultura, ha onorato solennemente la memoria di Martini con un minuto di silenzio. Stesso minuto di silenzio o quasi, almeno nelle intenzioni, quello indirizzato al cardinale in serata dal pubblico di Inter-Roma a San Siro: peccato non tutti abbiano colto l’invito, occasione persa per loro.
E un minuto di silenzio è quello che l’intera città  di Milano — la cui amministrazione ha proclamato la giornata odierna di lutto e ordinato le bandiere a mezz’asta in tutti gli uffici pubblici — è stata invitata a osservare oggi in contemporanea con l’inizio dei funerali, presieduti dal cardinale Angelo Scola che già  aveva guidato il rosario ieri sera: accanto a lui, oggi, ci sarà  in rappresentanza di Benedetto XVI il cardinale Angelo Comastri con un messaggio del Pontefice. Tra le autorità  di cui è stata annunciata la presenza figurano ancora il premier Monti e il due volte ex Romano Prodi.
L’intero rito sarà  trasmesso in diretta tv a partire dalle 16. La camera ardente resterà  comunque aperta al pubblico anche questa mattina fino alle 11.30. La tumulazione, a rito concluso, avverrà  in forma privata.
Paolo Foschini


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