Né con Silvio né con il Pd la Chiesa sceglie la neutralità 

Loading

ADDIO a Silvio Berlusconi e niente attacchi al centrosinistra. La parola d’ordine è “neutralità ”. Anche la Chiesa italiana si prepara alla prossima campagna elettorale. E, dopo anni di appoggio incondizionato al Cavaliere, adesso si predispone alla “svolta della imparzialità ”.
Nà‰ CON il centrodestra, né con il centrosinistra. Ma soprattutto a favore di Mario Monti.
Una decisione maturata negli ultimi mesi e suggellata nei colloqui che il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha avuto con il Papa in vista della riunione del Consiglio permanente della Cei che si riunirà  proprio oggi. Una nuova rotta che si basa anche sulla “tregua” siglata dai “due grandi avversari”: il capo dei vescovi italiani e il segretario di Stato, Tarcisio Bertone.
L’assemblea di oggi sarà  solo il primo degli appuntamenti che la Conferenza espiscopale avrà  in vista delle elezioni della prossima primavera. Ma avvierà  di fatto il percorso di «equidistanza» che ha un unico perno: il ruolo dell’attuale presidente del consiglio. Basti pensare che nella prolusione di Bagnasco, i riferimenti alla necessità  di «far compiere uno scatto al Paese» è stato interpretato – da chi ha potuto già  leggere gli appunti del cardinale – come un chiaro segnale nei confronti del premier. Un messaggio che dovrebbe porre anche fine alle incomprensioni dei mesi scorsi. Tutte scaturite dalla introduzione dell’Imu per gli immobili commerciali della Chiesa e dai sospetti che una parte della Cei ha coltivato nei confronti dei ministri tecnici.
Una «svolta», dunque, che è passata anche per il tentativo – compiuto in primo luogo dall’ex capo dei vescovi italiani, Camillo Ruini – di convincere Berlusconi a rinunciare alla candidatura. Gli ambasciatori dell’ex premier si sono sentiti rivolgere ripetutamente da Oltretevere l’invito a «deberlusconizzare » il centrodestra. Condizione imprescindibile per ricomporre una sintonia che dal “caso Noemi” in poi è andata via via scemando. Quando “Don Camillo” «spiega» la politica italiana ai vertici della Cei, non nasconde che per i cattolici la soluzione migliore sarebbe un centrodestra «senza Silvio», con Casini e Monti. «Ma quello è allo stato il migliore
dei mondi impossibili».
Al momento, invece, il «mondo possibile» è quello del Professore. Tanto che nelle ultime settimane c’è stato anche un contatto diretto tra il capo del governo e il presidente della Cei che ha reso meno formale il rapporto tra i due. Sembrano allora lontani i tempi in cui Romano Prodi, presidente del consiglio, veniva “bocciato” proprio da Bertone. Nel 2007, infatti, l’allora premier chiese un colloquio al segretario di Stato per illustrare i fondi messi a disposizione dall’esecutivo a favore dei ceti più poveri. «Ma si tratta di così poco», fu la risposta algida del Segretario di Stato. «Adesso – osserva Pierluigi Castagnetti, uno dei pochi del Pd che mantiene contatti con i Vescovi – il mondo della Chiesa è soprattutto paralizzato da quel che è accaduto al loro interno, dai corvi.
Sono solo in condizione di stare fermi ». Tanto è vero che i timori per una politica “laicista” da parte dei Democratici non sono affatto dissipati. Anzi le ultime uscite dell’alleato di Sel, Nichi Vendola, stanno inducendo a piantare qualche paletto in largo anticipo. Basti pensare che nel comunicato con cui la Cei ha convocato il Consiglio permanente vengono indicati esplicitamente due argomenti che richiamano i «valori irrinunciabili»: le unioni di fatto e il biotestamento. Qualcosa di più di un segnale. Un avvertimento: «Almeno su questo non possiamo transigere». Anche se un Vescovo attento alle dinamiche della Curia ricorda un episodio di Giovanni XXIII: «Quando fu nominato vescovo da Pio XI, si lamentò per l’incarico di andare in Bulgaria. E un altro “collega”, accanto, gli disse: “Ma che ti importa? Ti ha fatto vescovo». Un modo per dire che anche il centrosinistra si deve accontentare.
Del resto, bocciata l’opzione della nascita di un “partitino” cattolico (oggi non a caso è stato convocato un convegno dal ministro Riccardi, fondatore della Comunità  di Sant’Egidio che in sostanza archivia la cosiddetta operazione “Todi2” che mirava a riunire tutti i movimenti cattolici), la scelta a favore di Monti e per l’imparzialità  nei confronti di Pd e Pdl è stata stavolta accompagnata con decisione in primo luogo dal Pontefice. Che ha instaurato un rapporto diretto con Palazzo Chigi. E che ha imposto, appunto, una “tregua” a Bagnasco e Bertone. L’Appartamento aveva già  “ordinato” da qualche mese alla Conferenza episcopale di frenare le critiche verso l’esecutivo tecnico e di riconoscere il buon rapporto tra la Santa Sede e Palazzo Chigi. E così, dopo gli scontri dei mesi scorsi, adesso i due cardinali hanno trovato un “modus vivendi” che si fonda su un architrave “politico”: l’addio al centrodestra come l’abbiamo conosciuto in questi ultimi anni. E su un tassello diplomatico: la “non interferenza reciproca”. Il Segretario di Stato non interverrà  sulle vicende italiane. E il leader dei vescovi italiani non premerà  più per le dimissioni di “Don Tarcisio” che a dicembre prossimo compirà  78 anni e dovrebbe andare “in pensione”. Anzi uno dei punti dell’armistizio fa riferimento proprio al mandato di Bertone. Che ha chiesto di utilizzare come punto di riferimento l’esperienza del suo predecessore: il cardinal Sodano. Il quale ha lasciato l’incarico il 15 settembre 2006, ossia all’età  di 78 anni 8 mesi e 22 giorni. Un record che l’attuale Segretario di Stato può eguagliare con il placet di Benedetto XVI. Proseguendo così l’incarico almeno fino al prossimo agosto. Quando le elezioni italiane si saranno tenute e il nuovo governo si sarà  formato.
Ma la guerra di questi mesi ha comunque lasciato il segno nella Santa Sede. Non caso Ratzinger ha iniziato una “piccola rivoluzione” nella Curia. Ha avviato un processo di rinnovamento e soprattutto di bilanciamento degli uffici più delicati in Vaticano. Come quella di Monsignor Paglia, “ministro” della Famiglia, e quella, più recente, del cardinal Mueller come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non solo. In vista del prossimo Concistoro straordinario, poi, che potrebbe essere convocato in tempi brevi, Benedetto XVI starebbe studiando una serie di nomine per rendere meno egemonica la presenza di cardinali italiani e andare incontro al pressing della “vecchia guardia” straniera choccata dagli scandali che hanno colpito il Vaticano, a partire dalla guerra per “corvi” scatenata dallo scandalo “Vatileaks” e dall’arresto del cameriere del Papa, Paolo Gabriele. Una tattica che sta dando il via alla grande battaglia per la successione.


Related Articles

Responsabilità  civile dei giudici governo battuto alla Camera Severino: norma da correggere

Loading

Almeno cinquanta franchi tiratori. Duello tra Pd e Pdl Lo scontro   Bersani: “Da irresponsabili, ora un chiarimento” Alfano: “Chi sbaglia, paga” 

Il revival feudale della democrazia

Loading

CHI eserciterà  il potere sulla nostra lacerata penisola, sempre meno essenziale negli equilibri mondiali, man mano che la ricchezza si sposta altrove?

Etruria, il presidente Consob lancia la bomba. Boschi risponde con un sms

Loading

Il presidente Consob: «Venne a Milano per parlarmi della banca». La sottosegretaria: «Voleva vedermi a casa sua. Ho il messaggio. Nessun favoritismo, non mi dimetto»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment