Nuraxi Figus: «Non si chiude ma servono nuovi progetti»

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«E’ un passo in avanti», hanno commentato le notizie in arrivo da Roma i minatori della Nuraxi Figus, giunti ormai al sesto giorno di occupazione. Cauto ottimismo per l’esito dell’incontro è stato espresso anche dal governatore della Sardegna Ugo Cappellacci e dal presidente della Provincia Carbonia-Iglesias Salvatore Cherchi. Tutto dunque è rimandato di qualche settimana, il tempo necessario per rimettere le mani sul progetto di trasformazione del Sulcis in un impianto a carbone pulito rendendolo più appetibile dal punto di vista economico. Pur riconoscendo l’importanza del piano, che prevede la cattura e lo stoccaggio sottoterra dell’anidride carbonica, nell’incontro di ieri il ministro Corrado Passera ne ha sottolineato soprattutto i costi per lo Stato (200 milioni di euro l’anno per otto anni). Occorre, ha spiegato, arrivare a definire un progetto che possa prevedere incentivi meno onerosi per lo Stato. La soluzione potrebbe essere nel diminuire la potenza della futura centrale che dovrebbe produrre energia utilizzando il carbone della Nuraxi Figus, passando dai previsti 450 megawatt a 300. La Regione si è impegnata a rivedere il progetto i tempi brevi («poche settimane», ha promesso Cappellacci), ma dovrà  presentare un piano anche per un utilizzo meno costoso della miniera. La cui chiusura pressoché imminente al 31 dicembre – data in cui scadranno i termini del bando internazionale – per il momento sembra allontanarsi con la decisione del governo di prorogare i termini di un anno. Un nuovo incontro è stato fissato sempre al ministero dello Sviluppo per il 15 settembre, quando a essere esaminato sarà  il «piano Sulcis» messo a punto dalla Provincia di Carbonia-Iglesias e che dovrebbe portare alla creazione di 3.500 posti di lavoro. A Gonnesa, dove si trova la Carbosulcis, la tensione resta comunque alta. Ieri i minatori hanno blindato uno dei due accessi alla miniera chiudendolo con un cancello di ferro. Si tratta dell’ingresso più grande, quello che permette ascendere in fondo ai pozzi anche con le macchine grazie a tre rampe lunghe un chilometro ciascuna. Una decisione che i minatori hanno preso sia per paura di un eventuale blitz della polizia («non dimenticate che giù abbiamo l’esplosivo», ripetono) che per evitare eventuali colpi di testa frutto del nervosismo. Così l’unico accesso al pozzo 1 resta l’ascensore, comandato dai minatori che occupano a -373 metri. Ieri intanto si è tenuto un corteo di solidarietà  con la lotta della Nuraxi Figus al quale hanno partecipato circa 200 persone. Presenti gli operai di altre realtà  industriali in crisi come l’Euroallumina, ma anche commercianti, studenti, pensionati e i pastori del movimento sardo di Felice Floris. «E’ una lotta che sta diventando sempre più unitaria, di tutti i lavoratori della Sardegna», ha spiegato Floris. Parziale soddisfazione per l’incontro al ministero dello Sviluppo è stata espressa anche da Susanna Camusso. «Si è riaperta una fase – ha detto la leader della Cgil -. Non ci si può immaginare né per Alcoa, né per il Sulcis che ci sia una chiusura nel prossimo periodo». Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario del Pd Pierluigi Bersani: «Voglio credere che si trovi una soluzione a quel dramma – ha detto -. Se si trova uno spazio di proroga delle scadenze, una soluzione industriale, io sono favorevole, ma voglio vederla concretamente».


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