Cinque milioni di volontari “potenziali”; 650 mila quelli attivi

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L’AQUILA – L’Aquila ospita dal 5 al 7 ottobre la VI Conferenza nazionale del volontariato. Ma a quale “platea” si rivolge il Governo con questa iniziativa?
Ancora oggi non è facile sintetizzare in cifre quello che è il molteplice e variegato mondo del volontariato in Italia. Cifre che divergono, spesso non disaggregate, a seconda delle fonti e dei criteri di rilevazione. A queste premesse, si aggiunge poi la constatazione circa la presenza di un “volontariato informale” che sfugge a classificazioni e censimenti, esce dal novero dei grandi filoni del non profit ma che sembra assumere un peso sempre più interessante.
E in attesa che il censimento dell’Istat sveli, a dieci anni dall’ultima rilevazione, i numeri dell’associazionismo italiano (il termine delle operazioni di rilevazione è previsto per il 20 dicembre 2012. I dati saranno diffusi entro la seconda metà  del 2013), ecco la situazione attuale.

Volontari in Italia. Secondo l’Istat, il mondo del volontariato organizzato è in grado di mobilitare 4,8 milioni di persone, vale a dire il 9,2% della popolazione oltre i 14 anni. Il dato considera tutti quei volontari (attivi e continuativi, ma anche saltuari, soci, donatori di sangue, persone a consulenza occasionale, ecc…) che operano individualmente e in qualsiasi tipo di istituzione (associazioni, cooperative, ong, Fondazioni, ecc…).
Secondo la Fivol, invece, sono 1 milione e 125 mila i volontari presenti nelle oltre 35 mila organizzazioni (35.256, rilevazione condotta alla fine del 2006), il 57,3% dei quali (circa 650 mila) sono da ritenersi volontari attivi. Le organizzazioni erano circa 21 mila nel 2003 e sfioravano le 28 mila nel 2005.

Chi sono i volontari. Secondo l’indagine “Organizzazioni di volontariato tra identità  e processi”, che la Fondazione Roma Terzo settore ha realizzato alla vigilia dell’Anno europeo del volontariato su una rilevazione condotta nel corso del 2008 (studio condotto su 1.423 volontari e 1.329 organizzazioni di volontariato in dieci aree del paese), i volontari sono prevalentemente donne, ultra quarantacinquenni e con un titolo di studio piuttosto elevato. Scarsa, invece, la presenza dei giovani: su 100 volontari continuativi soltanto 14 hanno fino a 29 anni e oltre 40 sono ormai sopra i 45.

Valore economico e impegno dei volontari. Secondo l’Istat e il Cnel, il valore economico del lavoro svolto dai volontari è complessivamente di 7,8 miliardi di euro (per 702 milioni di ore prestate ogni anno).
La Fivol evidenzia come i 650 mila volontari attivi svolgono in media 5 ore di attività  durante la settimana, per circa 3,2 milioni di ore complessive settimanali, l’equivalente del lavoro di 80.600 mila lavoratori a tempo pieno. Rispetto al 2001, sono in aumento i giovani al di sotto dei 30 anni che si dedicano al volontariato, passando dall’8,3% al 12,5% del totale.
Sempre secondo la Fivol, sono 46.300 gli operatori retribuiti (in aumento rispetto al 2001, tra i quali 13 mila consulenti gettonati) che operano all’interno delle organizzazioni di volontariato. Aumenta anche il numero di volontari che ricevono un rimborso spese forfetario: sono passati dai 10 mila del 2001 ai 13 mila del 2006.

Campi di attività . Il 47% delle organizzazioni di volontariato opera nel campo socio-assistenziale, il 22,2% in quello sanitario, il 16,4% in quello della promozione della donazione di sangue e organi. Tra i beneficiari, al primo posto malati e infortunati (37,6%) e subito dopo minori e giovani (33%). Seguono, oltre agli anziani, persone in stato di bisogno come gli utenti degli sportelli informativi e dei centri di ascolto. Tra il 10 e il 20% delle associazioni lavora a beneficio dei disabili, poveri e senza fissa dimora, immigrati e minoranze etniche, famiglie e/o coppie. Rispetto al 2001, non cresce in corrispondenza alla portata del fenomeno il numero di organizzazioni che si occupano di immigrati, profughi e rom.
A fine 2011, secondo i dati del Dap, sono oltre 11 mila i volontari e gli operatori nelle strutture carcerarie italiane. Erano 9 mila secondo l’ultima analisi realizzata dalla Conferenza nazionale volontariato giustizia nel 2009. Migliaia di persone, insomma, si alternano ogni giorno all’interno delle carceri, in rappresentanza delle 200 associazioni del settore. Si tratta soprattutto di donne (55%).

Sole o in rete. Il 52,4% delle organizzazioni sono “indipendenti”, ovvero non affiliate o federate alle tante sigle del volontariato nazionale. Sono concentrate per lo più al Nord (56,1%) e rappresentano il 73,1% di quelle nate dal 2001 al 2006. Sono più diffuse nei settori della partecipazione civica, mentre le organizzazioni di volontariato affiliate o federate sono impegnate nei tradizionali comparti del welfare.

Donne ai vertici. Le donne presidenti di associazioni sono passate dal 29,5% del 2001 al 33,6% del 2006, a fronte di una presenza pressoché paritaria per genere dei volontari. Il 36,5% è presidente di una organizzazione isolana; al centro Italia, invece, prevalenza maschile più netta (69,1%).
Secondo la ricerca della Fondazione Roma Terzo settore, prima citata, piuttosto lento è, in generale, il turn over di quanti ricoprono le cariche di vertice: i presidenti sono per lo più di volontari di lungo corso in carica, mediamente, da sette anni. Anche se in quasi il 29% dei casi ricoprono la posizione presidenziale da 9 o più anni.

I Csv. Nel 2009 aderivano ai Centri di servizio per il volontariato oltre 21 mila organizzazioni, il 51,4% del totale delle organizzazioni di volontariato. Circa 117 milioni di euro è stato l’importo gestito dagli stessi Csv nel 2009, in gran parte (94%) provenienti dal Fondo speciale per il volontariato.

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