La tempesta sul libro. Vendite in calo e aumento dell’Iva

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FRANCOFORTE. NON È STATO UN BUON RISVEGLIO QUELLO DI IERI MATTINA, A FRANCOFORTE, PER GLI EDITORI ITALIANI: LA MANOVRA DEL GOVERNO, CHIUSASI IN NOTTURNA, INFATTI, HA FATTO OMAGGIO DI UN AUMENTO DELL’IVA SULL’E BOOK DAL 21 AL 22%, QUELL’IVA CHE DA QUANDO SI È ANNUNCIATA LA RIVOLUZIONE DIGITALE LORO CHIEDONO VENGA ABBASSATA, ALL’OPPOSTO, AL 4% CHE GRAVA SUI LIBRI CARTACEI.E piove sul bagnato, visto che il paese che in questo 2012 si affaccia alla Buchmesse con le ossa maggiormente rotte è proprio il nostro. Perché ormai la «i» di Pigs sta per Italia e non più per Irlanda. E perché la crisi che da noi aveva risparmiato il comparto del libro nel 2009 e 2010, facendo spendere fiumi di inchiostro (il nostro compreso) sul potere perdurante del libro quando il Bengodi si sgonfia, ha cominciato a prendere a randellate il comparto nel 2011 e continua spietata a farlo nel 2012.
LA CRISI DEL MERCATO
Il rapporto annuale dell’Aie, presentato dal presidente Marco Polillo, com’è tradizione nel mercoledì di apertura della Fiera, alla presenza di un interlocutore di Governo (ieri Paolo Peluffo, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria) dice cifre nitide. Nel 2011 il mercato è decresciuto del 3,7% e, nei primi nove mesi del 2012, di un ulteriore 8,7%. Il libro insomma è entrato nella stessa crisi che aveva colpito forte altri settori del tempo libero già  nel 2011: il -10,3% del cinema di sala, il -17,6% dell’home entertainment, il -5,0%della musica registrata, il -7,1%dei videogiochi e, su un altro fronte, il-2,2% della stampa quotidiana e il -3,0% di quella periodica.
Se il libro, fino agli ultimi mesi dell’anno scorso, aveva manifestato un «andamento anticiclico» ora non è più così.
Ma il dato più preoccupante, a ben guardare, non è la crisi di acquisti e vendite, la crisi del «mercato». È la crisi della lettura stessa. 723.000 italiani negli ultimi dodici mesi hanno deciso di non leggere neppure quell’unico libro l’anno che li mante-
neva nella categoria dei lettori (debolissimi e con un’attitudine singolare: come si sceglie «il» libro che ci accompagnerà  per dodici mesi?. Ma pur sempre lettori). E a questo si accompagna un dato che ha un valore antropologico: non legge neppure un libro l’anno il 19% dei laureati, il 33,7% dei quadri direttivi e il 31% di dirigenti, imprenditori, professionisti. Se è così chi saprà  «dirigere» il cambiamento e portarci di là  dal guado?
A guardare il solito bicchiere per diagnosticarlo mezzo pieno o mezzo vuoto, aggiungiamo dei dati che dicono che, tuttavia, la nostra editoria si batte sul piano imprenditoriale: la vendita di diritti all’estero negli ultimi dieci anni è cresciuta del 16% l’anno (i libri italiani tradotti sono passati da 1800 a 4629) e al comparto tradizionalmente tradotto, la narrativa d’autore, si è affiancata la produzione di genere, rosa, giallo, noir, fantasy, quella per bambini, la saggistica e i libri d’arte. Diciamo che il settore per l’infanzia (la Fiera di Bologna è considerata l’appuntamento top nel settore) e quello dei generi sono state le due scommesse giocate e vinte negli ultimi anni.
Ma la crisi resta. E la crisi provoca scenari darwiniani… Fa sì che la nostra editoria si presenti a questa Buchmesse particolarmente lacerata da contrapposizioni tra editori indipendenti e grandi gruppi, come ha testimoniato la sfida aggressiva che i due maggiori gruppi Mondadori e Rcs hanno mosso alla legge Levi sul prezzo del libro, quando a fine settembre ha compiuto un anno, legge che i «piccoli» considerano un baluardo imprescindibile alla propria sopravvivenza. Sicché ha destato allarme nei giorni scorsi un rapporto dell’Antitrust che la qualificava come inefficace e perorava un ritorno al regime antecedente (ma tutto dice che la legge Levi per ora continuerà  il suo compito).
NON C’È UN SOLDO
«La tempesta perfetta si è scatenata sul libro, travolto dal calo della domanda e dalle difficoltà  di accesso al credito in un momento in cui gli editori sono chiamati a ingenti investimenti sul digitale e non aiutati dalla frammentazione delle competenze sul libro», ha perorato la causa della nostra industria Marco Polillo. Peluffo ha annunciato la creazione di una task force. Per dare iniezioni di liquidità  agli editori? No, soldi non ce ne sono. Ma la battaglia antropologica si può tentare: una task force per riportare la lettura nel panorama quotidiano degli italiani.


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