«Macché liberisti Facciamo incontrare culture diverse»

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«Abbiamo detto dall’inizio che sarebbe stato assurdo fare un partito dei cattolici. La politica deve portare alla mescolanza e all’incontro di culture diverse, in trasparenza e onestà . E la cultura rappresentata da Montezemolo è liberale. Dov’è lo scandalo? Anche in forze politiche in cui ha militato la Bindi liberali e cattolici hanno cooperato per cinquant’anni».
Un movimento che tenga insieme le Acli di Andrea Olivero e Irene Tinagli non è un «cartello eterogeneo»?
«C’è meno eterogeneità  di quanta non ce ne sia in altri cartelli, a destra e sinistra. Nel Pd ci sono contraddizioni più vaste. C’è chi ritiene fondamentale l’agenda Monti e chi la vuole rottamare. Noi invece cerchiamo di mediare, portando le nostre istanze in altri mondi e dando spazio alle tematiche sociali, che anche con questo governo non hanno trovato spazio sufficiente».
La Bindi vi vede «subalterni a un moderatismo tecnocratico e liberista»…
«Tecnocrati noi, che nasciamo per il superamento del governo tecnico? No. C’è bisogno di politica. La nostra non è una operazione moderatista. Nei contenuti serve una capacità  riformatrice forte e determinata. I nostri compagni di strada non possono essere coloro che vogliono giocare sulla stagnazione e la conservazione dell’esistente. Se stiamo fermi ci facciamo male».
E non esiste il rischio di rinnegare la dottrina sociale della Chiesa?
«Non mi pare proprio, i punti fondamentali del nostro impegno nel sociale li portiamo avanti con grande determinazione. Basti vedere l’impegno di Todi, speculare a quello rappresentato anche nel manifesto. C’è molto della cultura sociale, chiediamo riforma del welfare, attenzione alla povertà , all’immigrazione, alla globalizzazione…».
La maggioranza dei cattolici non è contraria al modello di sviluppo che ci ha portato alla crisi?
«Forse qualcuno ha dimenticato che la maggioranza dei cattolici ha votato per Berlusconi. Noi, in modo coraggioso, stiamo cercando di far sì che una parte rilevante di questi cattolici scelga una opzione maggiormente sociale. E sono convinto che tanti di coloro che oggi ci criticano verranno a ringraziarci».
Perché?
«Perché parliamo ai cittadini delusi, che rischiano di restare a casa o di cedere a nuovi populismi. Non credo proprio che il fondatore di Sant’Egidio, il segretario della Cisl o il sottoscritto abbiano deciso di abbandonare la propria cultura politica».
A Riccardi la Bindi consiglia «maggiore prudenza».
«È una questione impropria. Non vedo incompatibilità  per Riccardi. Chi ci governa deve farci capire quale sia la sua collocazione culturale».


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