QUANDO LA CRISI SPEGNE L’EGOISMO

Loading

Tutto è ruotato attorno all’io, sia nei comportamenti individuali che in quelli sociali. Ma ora che la grande abbuffata è finita potremmo essere costretti a ripensare ai nostri modelli di comportamento, riscoprendo il piacere della cooperazione. Antonio Galdo, giornalista e scrittore, ha cercato le prove di questo cambio di paradigma. E le ha raccolte in un saggio, L’egoismo è finito, che Einaudi manda in libreria con il sottotitolo “La nuova civiltà  dello stare insieme”. Un centinaio di pagine in cui, con lo stile asciutto del cronista, l’autore si tiene a debita distanza da fanatismi, estremismi, «nuovi miti che evaporano alla prova della realtà ».
All’origine c’è una delle questioni più dibattute nel pensiero occidentale: gli esseri umani sono “programmati” dalla natura per aiutarsi l’uno con l’altro e vengono poi corrotti dalla società  come sosteneva Jean-Jacques Rousseau? O piuttosto nascono egoisti e sono educati a diventare uomini migliori come pensava Thomas Hobbes? «Come in ogni grande dibattito entrambe le posizioni contengono senz’altro qualche grado di verità », scrive Galdo sostenendo che la diarchia tra gli opposti si risolve, sempre, con la scelta personale.
Analizza quindi le pratiche di chi ha già  abbandonato l’io in favore del noi.
Si muove a Zurigo, visitando gli spazi condivisi che hanno rivoluzionato la mobilità  urbana: strade uniche senza semafori, strisce pedonali, corsie preferenziali, spartitraffico, marciapiedi… E con cittadini pienamente consapevoli: rallentano perché sanno che è una necessità  non un obbligo imposto da un cartello. Esempi simili si trovano in Germania, Olanda, Danimarca, Inghilterra ma non in Italia. Nel nostro paese «il conflitto tra le tribù dell’egoismo metropolitano è diventato lo specchio di un malessere, di un io che ha tracimato, cancellando qualsiasi spazio per il noi in una guerra tra poveri». Fortuna che accanto alla città  cresciuta per strada ne sta nascendo un’altra, più pulita e intelligente. Si osservi Ferrara e la sua “vita a pedali” o i militanti di “Salvaciclisti” che montano in sella non solo per rispettare l’ambiente ma anche perché, nei tempi di crisi, è utile se non necessario ridurre il costo degli spostamenti. Dalle strade, il seme dell’altruismo mette radici dentro i palazzi. Galdo visita un condominio di Torino, un edificio ottocentesco lesionato dall’incuria e ristrutturato da otto famiglie con la formula del cohousing,
ci parla della buona finanza, degli orti urbani, dei “grattaverdi”, versione ecologica dei vecchi grattacieli, dei siti per scambiare oggetti, delle giornate del baratto, delle pratiche di condivisione dei saperi, del coworking… Un elenco lunghissimo di piccole iniziative di cui alcuni hanno pratica diretta, ma su cui non tutti ci siamo soffermati a pensare: e se l’egoismo stesse davvero per finire?


Related Articles

La silhouette come arma crudele per denunciare secoli di violenza

Loading

Alla Fondazione Merz di Torino espone l’artista che si definisce: “pittrice, donna, nera”. Le sagome di carta ritagliata mettono in scena storie di razzismo negli Stati Uniti

RICHARD ROGERS “PANCHINE NEI PARCHI E GIUSTIZIA SOCIALE PER COSTRUIRE UN NUOVO RINASCIMENTO”

Loading

Il celebre architetto spiega come oggi la difesa degli spazi pubblici sia una questione di civiltà 

A COSA SERVE UNO SCRITTORE

Loading

 L’importanza di dare una voce alla resistenza dei minatori

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment