IL VOTO UTILE

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Se, viceversa, come pronosticano i sondaggi, alla fine la contesa sarà  tra il segretario del Pd e il sindaco di Firenze, le primarie avranno fatto bene solo al partito democratico e, come succede nelle altre democrazie maggioritarie, questo anticipo di campagna elettorale avrà  rafforzato la corsa di Bersani verso palazzo Chigi. 
Un voto utile oggi può influire sull’identità  del futuro centrosinistra e, di rimbalzo, anche di quel che si sta muovendo fuori dal suo perimetro. A cominciare dai promotori delle liste arancioni, come anche di chi con l’appello “Cambiare si può” vuole innovare forme e contenuti della sinistra. Con la dichiarata, e benefica, intenzione di non replicare il fallimentare copione delle liste Arcobaleno del 2008. Per questo, al di là  delle differenze sull’idea di governo o sulla necessità  di rimescolare le carte a sinistra, tra riformisti e radicali, resta il comune impegno per abbattere quel “muro di Berlino” di cui parla Vendola nella nostra intervista, costruito dal liberismo e dalle politiche di austerità .
L’uscita di scena di Berlusconi e la forte leadership del governo tecnico hanno cambiato lo scenario delle primarie, molto diverse, oggi, dal rito liberatorio e plebiscitario tributato al tempo di Prodi e Veltroni. Allora finì nell’urna un grande no a Berlusconi, oggi non c’è proprio aria di plebiscito, per nessuno dei cinque candidati. Si esprimerà , invece, un giudizio ponderato perché è chiaro a tutti che il risultato condizionerà  la prossima legislatura. A seconda del consenso ottenuto da Vendola, potremmo avere due importanti conseguenze: un primo, netto no al montismo e una prefigurazione dei futuri equilibri a sinistra.
C’è un campo da ricostruire, rifondare, rinnovare e milioni di persone credono di avere nelle primarie un bonus da spendere per iniziare questo lavoro. Una scommessa rilevante, pur con molti limiti. Il più evidente si riferisce proprio alla forma di partecipazione: una replica del modello leaderistico, che nulla aggiunge a quel bisogno di democrazia partecipata, connotato prevalente dell’intenso fermento alla sinistra del Pd. Così è stato nella natura delle mobilitazioni vincenti degli ultimi referendum e delle elezioni amministrative, così pure nelle forme creative di partecipazione dei movimenti nati dentro la grande crisi economica, sociale e politica. 
Tuttavia, cogliere i limiti delle primarie non significa esserne spettatori indifferenti. Tanto più se mettersi in fila, per condividere, anche fisicamente, una scelta di voto, risponde al forte vento populista, contestando l’idea di sostituire al corpo unto dal signore un corpo consacrato da internet. Tra l’altro, nei racconti di chi è andato a registrarsi nelle vecchie sezioni del Pci, emerge un particolare che forse non piacerà  agli ideologhi della rottamazione: molti anziani a prendere le iscrizioni, molti giovani a prenotarsi


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