Movimenti in cerca di unità 

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FIRENZE. «Ormai anche dal fornaio si discute dell’Europa che ha salvato le banche ma che taglia i fondi per la sanità , l’assistenza, la scuola e i servizi pubblici. Ma la discussione si ferma lì, a un punto morto. Perché nessuno conosce le proposte di politiche alternative. Quando dici che esistono, che sono realistiche e c’è chi le fa, ti rispondono che forse è così ma non se ne parla». Non è uno sfogo quello di Anna davanti al banchetto del manifesto, nella grande piazza di una Fortezza da Basso più affollata e vivace rispetto a ieri. Piuttosto una fotografia. Che ritrae il distacco fra ciò di cui si parla in questa quattro giorni – riconquista di una effettiva democrazia, diritti e dignità  del lavoro da preservare, difesa del modello sociale europeo – e una società  in grandissima parte impaurita. Anche di pensare possibile un domani diverso e migliore.
Certo, l’incontro della rete degli economisti su un’altra politica economica per il vecchio continente, organizzato per l’intera durata della quattro giorni da Lunaria-Sbilanciamoci!, Another road for Europe, Euromemorandum e Economistes Atterrés, può apparire fra addetti ai lavori. Ma una delle sue declinazioni pratiche, il «Manifesto degli economisti sgomenti, per capire e superare la crisi», di agevole lettura, potrebbe pure avviare riflessioni collettive. Quelle che negli altri paesi europei, a giudicare dalla visibile presenza a Firenze 10+10 di attivisti soprattutto giovani, sono già  dato di fatto. Con il denominatore comune di una richiesta di unità  nelle lotte, una cui prima ricaduta sarà  rappresentata dallo «sciopero mediterraneo» del 14 novembre. Una richiesta rimarcata in ogni occasione alla Fortezza da Basso, di fronte a taccuini e microfoni dei media (pochi) interessati a raccontare gli sviluppi di una azione comune contro le politiche della troika Ue-Bce-Fmi, e dei governi nazionali che più o meno dichiaratamente le sostengono.
All’ennesima notizia choc come il «no» di cinque paesi Ue al fondo di solidarietà  per le popolazioni emiliane colpite dal terremoto, la reazione dei due portavoce di Firenze10+10 è stata immediata: «La scelta di cinque governi guidati da Germania e Gran Bretagna di negare il fondo di solidarietà  all’Italia – segnalano Jason Nardi e Tommaso Fattori – dice che nell’Europa dell’austerità  il ‘debito’ e gli interessi degli speculatori finanziari vengono prima delle persone. In questi anni per salvare le banche Europa e Stati Uniti hanno speso oltre 4.700 miliardi di denaro pubblico, mentre adesso si negano i fondi all’Emilia Romagna». Ma ci sono anche altre notizie. Che fanno meno rumore ma spiegano anche loro quanto sta accadendo «qui e ora». Una la raccontano gli studenti universitari di Siena, aderenti a Link e alla Rete della Conoscenza, arrivati alla Fortezza per unirsi ai seminari paralleli in corso al Dipartimento di matematica, organizzati dal Collettivo di Scienze e dagli Studenti di Sinistra fiorentini. «Noi stiamo discutendo da tempo alcuni temi di Firenze 10+10 – raccontano Antonella, Alessandra, Rosa e Giuseppe – sia dentro che fuori l’università . Ma abbiamo dovuto fare un appello perché alla facoltà  di economia siano discusse anche le teorie degli economisti ‘eterodossi’, come ad esempio gli ‘sgomenti’ francesi, oltre ad italiani come Brancaccio e il gruppo di Sbilanciamoci . Una parte dei docenti ci ha appoggiato, e l’abbiamo apprezzato. Ma tutto questo è indicativo: fa paura anche solo chiedere di approfondire gli studi di economisti che fanno analisi diverse da quelle ortodosse. E stiamo parlando di una università ».
Negli incontri del giorno, che hanno visto impegnati fra i tanti Luciana Castellina e Alfonso Gianni, Maurizio Landini e Vittorio Agnoletto, Giorgio Cremaschi e Luca Casarini, il tema di una necessaria «riconquista democratica» delle strutture continentali si è affacciato a più riprese. «Nel nostro seminario abbiamo discusso del fatto che non è rinviabile un processo popolare verso un parlamento europeo con effettivo potere legislativo – spiega Roberto Musacchio di Altramente – e con gruppi politici che non siano espressioni nazionali ma continentali a tutti gli effetti». Mentre dall’incontro «Fondare una nuova Europa», con Paolo Ferrero, il segretario comunista francese Laurent, Franco Russo di Transform, Gianni Rinaldini e l’ungherese Georgy Karoly, è stato puntualizzato che, per recuperare veri spazi di democrazia, alla convergenza delle lotte vanno accompagnate altre azioni. «Disdire i trattati europei non è estremismo – ha sottolineato Ferrero – se le politiche che ne derivano mettono in pericolo, come sta accadendo, la democrazia». Di qui l’obbligo di allineare la mission della Bce a quelle delle altre banche centrali del pianeta, come primo passo di contrasto al dominio finanziario dei cosiddetti «mercati».


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