Poliziotti contro il Viminale: “Sabato tutti in ferie”

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ROMA – Non si sono sentiti tutelati né dal loro capo, né dal ministro dell’Interno. Che non solo non li hanno difesi, ma addirittura hanno accolto con favore l’ipotesi di renderli riconoscibili. E per questo i poliziotti del reparto mobile hanno deciso di mettersi in ferie, in blocco, per non partecipare alla manifestazione di sabato a Roma. Per non ripetere quello che è successo il 14 novembre quando, a seguito degli scontri, alcuni di loro sono stati messi sotto accusa per presunti eccessi di violenza immortalati da alcuni filmati girati durante il corteo. Uno è già  stato indagato per lesioni aggravate dalla procura di Roma, altri potrebbero esserlo presto (sono al vaglio dei loro colleghi della Digos le immagini di alcuni scontri con i manifestanti). Il tutto, questo il pensiero dei celerini, senza che i loro vertici dicessero nulla per difenderli. Anzi, addirittura sia Antonio Manganelli sia Anna Maria Cancellieri hanno detto sì all’eventualità  di rendere gli agenti riconoscibili grazie a un numero sui caschi. Ed ecco, dunque, questa forma di protesta, di “obiezione di coscienza”: mettersi in ferie per evitare un altro giorno nero di scontri di piazza. E lanciare un chiaro segnale di malcontento al dipartimento di pubblica sicurezza.
«Il personale dei Reparti mobili – questo l’annuncio del Coisp – sta chiedendo un giorno di ferie per non partecipare ai servizi di ordine pubblico durante le manifestazioni di piazza in programma sabato nella capitale. I nostri colleghi lo hanno deciso per protestare contro l’assurdo linciaggio che avviene al termine di ogni manifestazione». Parole che raccolgono anche l’appoggio del Siulp, che ricorda gli oltre 1.500 poliziotti feriti negli ultimi due anni e parla di «un segnale corretto ma forte anche a chi nella propria amministrazione li ha completamente scaricati. Facciano queste manifestazioni senza la polizia e, al suo posto, a controllare le piazze, siano inviate le sopraffine penne di alcune testate giornalistiche, così come i commentatori di alcune emittenti che in questi giorni, senza dire almeno una parola contro la violenza inusitata e organizzata dei professionisti del disordine, hanno dipinto i poliziotti come le SS dell’armata del Terzo Reich».
Insomma, il clima è teso anche al Viminale, non solo in piazza. Il che rischia di essere un problema in vista delle manifestazioni di Cobas, studenti e Casapound previsti per il fine settimana.
E non sarà  un caso che ieri il capo della polizia abbia annunciato la costituzione di un tavolo che esaminerà  i filmati sulle manifestazioni di ordine pubblico. Un modo per «individuare e proporre alle apposite Commissioni per le ricompense gli uomini che durante i servizi di ordine pubblico si sono particolarmente distinti per coraggio, correttezza e capacità  di mediazione». Un premio a «quei poliziotti – ha spiegato Manganelli – che hanno saputo sviluppare le sensibilità  che consentono ogni giorno in Italia di manifestare per la difesa dei propri diritti e delle proprie idee». Iniziativa che piace al Sap: «Il 99,99 per cento degli agenti che lavorano nei cortei – sottolinea il sindacato – si comporta con grande professionalità , correttezza e capacità ». Proprio ieri sera il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, e il questore Fulvio della Rocca, hanno fatto il punto sui cortei di sabato. Le misure di sicurezza saranno alte.


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Ma, quando tutto questo sarà  finito, che cosa sarà  della politica e delle sue istituzioni? Diremo che è stata una parentesi oppure una rivelazione? Parentesi che, come si è aperta, così si chiude ridando voce al discorso di prima; oppure rivelazione di qualcosa di nuovo, sorto dalle macerie del vecchio?

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