Sperimentazioni su pazienti-cavia Arrestati nove medici a Modena

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MODENA — Sperimentazioni di natura cardiologica non autorizzate, fuori da ogni controllo. Cartelle cliniche falsificate. Utilizzo di apparecchiature mediche (tipo gli stent: tubicini usati nel caso di arterie ostruite o indebolite) senza certificazione e spesso difettose. I pazienti? Trattati come cavie, secondo l’accusa: del tutto inconsapevoli di essere oggetto di interventi «alternativi».
Attorno a questo anomalo giro di sperimentazioni, i cui risultati venivano pubblicati su riviste scientifiche, ruotava, secondo le accuse, anche una giostra di mazzette: quelle che le aziende fornitrici versavano su tre onlus fittizie in cambio dell’utilizzo del materiale sanitario (sequestrato un milione di euro).
Nove medici sono stati arrestati dai carabinieri dei Nas di Parma: tutti hanno lavorato o lavorano al Policlinico di Modena, in quel reparto di cardiologia ritenuto da sempre un’eccellenza. Per loro, le accuse sono associazione a delinquere, peculato, truffa ai danni del sistema sanitario, corruzione, falso in atto pubblico, sperimentazioni non autorizzate.
Un carico pesante, ma che rischia di aggravarsi ulteriormente: tra le svariate decine di pazienti, sottoposti a loro insaputa alle sperimentazioni, vi sono infatti due casi di decessi ritenuti dagli inquirenti sospetti: «Per ora — hanno affermato ieri i carabinieri —, non è stato possibile accertare un nesso tra la morte e i sistemi utilizzati nel reparto ma le indagini proseguono».
Uno scandalo che scuote in profondità  la sanità  emiliana e coinvolge anche settori dell’imprenditoria privata del biomedicale: a 12 aziende, di cui 6 all’estero (Stati Uniti, Polonia, Germania, Irlanda e Belgio) e altrettante in Italia (Modena, Genova, Milano e Brescia), è stato intimato il divieto di avere rapporti con la Pubblica amministrazione ed è scattata l’interdizione per 6 manager e un commercialista. In tutto, le persone indagate in questa operazione dal titolo inequivocabile («Camici sporchi») sono 67. I fatti si collocano tra il 2009 e il 2011 e le indagini prendono il via da un’istanza presentata dall’associazione «Amici del cuore», presieduta da Giovanni Spinella, che denunciò casi di persone decedute o rimaste gravemente lesionate dopo essere venute in contatto con l’unità  di emodinamica del Policlinico. L’unico a finire in carcere è stato ieri Giuseppe Sangiorgi, 47 anni, ex responsabile del laboratorio di emodinamica della cardiologia del Policlinico modenese (attualmente in servizio al policlinico di Roma «Casilino»), ritenuto dagli inquirenti «il referente del sistema». Agli arresti domiciliari altri 8 medici: la direttrice della cardiologia (poi sospesa), Maria Grazia Modena, 60 anni, Alessandro Aprile, 37 anni, Luigi Politi, 34, Simona Lambertini, 38, Giuseppe Biondi Zoccai, 38, Fabrizio Clementi, 41, Alessandro Mauriello, 54, Andrea Amato, 36.
Un’indagine complessa. Sul tavolo del procuratore capo di Modena, Vito Zincani, sono planati una serie di plichi ricevuti in via anonima dal Codacons di Modena nei quali, come spiega il presidente Fabio Galli, «venivano citati 4 casi di pazienti morti, 12 che avevano subito invalidità , altri 11 su cui erano stati impiantati stent di dubbia qualità ». Complessivamente, più di 90 casi. Nello stesso periodo si è mossa anche la Regione che ha inviato nel reparto di cardiologia una commissione d’inchiesta. Le conclusioni degli esperti (siamo nel marzo 2011) sono pesantissime. Su 51 cartelle cliniche esaminate a caso, 43 presentavano criticità  tali da spingere gli esperti a parlare di «inappropriatezza nelle indicazioni e nelle gestioni delle complicanze, tali da poter essere fonte di rischio e creare le condizioni per il verificarsi di eventi avversi». Veniva poi contestata «l’adeguatezza delle cartelle cliniche» e i materiali utilizzati.
Francesco Alberti


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