Blocco tedesco all’export di bulloni “Le aziende italiane non pagano più”
BERLINO – Tra Italia e Germania ci mancava anche questa: sullo sfondo della crisi dell’euro e delle difficoltà finanziarie di molte aziende italiane (specie piccole e medie) la guerra dei bulloni oppone Berlino a Roma. Non è uno scherzo, né un gioco di parole col memorabile film francese “La guerra dei bottoni”, storia di bande di bambini in guerra decenni fa. No, la guerra dei bulloni italo-tedesca è un problema molto serio, e in poche ore può causare serie difficoltà al nostro vitale comparto manufatturiero, proprio in un momento di eurocrisi e recessione.
Che cosa sta succedendo? Semplice: che Herr Reinhold Wuerth, il re mondiale del bullone e delle viti, ha annunciato che la sua azienda – a conduzione familiare ma big global player del suo settore, che produce ovunque, anche da noi – ha annunciato a Handelsblatt che non fornirà niente più viti, bulloni né alcun altra componente meccanica di montaggio per l’Italia, finché le ben sessantamila aziende del “Bel paese” sue clienti non pagheranno le fatture arretrate.
Niente più produzione né consegne ai clienti italiani, dice l’anziano ma vivacissimo Herr Wuerth, uno dei più famosi e stimati imprenditori vecchio stile del mondo. Attenzione: lui non appartiene al partito trasversale euroscettico che ne ha abbastanza dell’euro e mugugna ogni giorno per i costi del salvataggio dei paesi in difficoltà . No, Herr Wuerth sa bene che anche l’Italia è un pagatore netto, e si dichiara con forza convinto che sia interesse tedesco pagare comunque, anche costi più salati del previsto, pur di mantenere nell’eurozona l’Europa meridionale.
Però, dice Herr Wuerth a Handelsblatt, «sto affrontando problemi insostenibili. Il mio giro d’affari in Italia, Spagna e Portogallo si è praticamente ridotto quasi a zero» perché laggiù mancano i soldi e i clienti non sono in grado di pagare. E lui, fornitori di materie prime e operai protetti dal più forte sindacato del mondo, deve continuare a pagarli puntuale come un orologio svizzero, o giapponese. «In Italia abbiamo bloccato le forniture a 60 mila clienti, riceveranno nuova merce soltanto quando avranno pagato le vecchie fatture», ammonisce.
Insomma la crisi rende duri anche gli imprenditori tedeschi più europeisti. E crea sia a loro, sia ai nostri imprenditori manufatturieri, problemi pericolosissimi. In Italia e quasi ovunque in Europa, senza viti e bulloni Wuerth non monti nulla o quasi. I tre paesi mediterranei, spiega Herr Wuerth, mi sono già costati finora due punti di fatturato. Il giro d’affari è aumentato di oltre il 4,5 per cento, senza quei pagamenti mancati sarebbe cresciuto del 7, precisa. «Se vogliamo vivere in libertà e in pace», aggiunge, «vale la pena di introdurre a livello europeo o dell’eurozona un meccanismo di compensazione finanziaria alla tedesca». Analogo cioè a quello che nel federalismo tedesco impone ai Bundeslaender più ricchi di aiutare quelli più poveri versando loro parte delle entrate tributarie. Il volo delle vendite in Cina e India, egli sottolinea, non compensa il calo in Europa «dove realizziamo il 70 per cento del fatturato».
Related Articles
Patto fiscale, finisce il segreto bancario
L’annuncio di Padoan. Domani la firma con la responsabile svizzera dell’Economia Widmer-Schlumpf L’Agenzia delle Entrate potrà chiedere informazioni su tutti i contribuenti e sparisce la «black list»
“No!”: il dramma degli incidenti sul lavoro in mostra a Firenze
Arriva nel capoluogo toscano l’esposizione fotografica curata da Anmil e Inail che racconta le storie degli infortunati sul lavoro. Già 20 mila i visitatori in tutta Italia
Acciaierie Mittal, operai nel cuore d’Europa
FRANCIA Protesta al parlamento di Strasburgo. Rabbia per le quote di Co2 vendute in Borsa e per i privilegi fiscali accordati