«Liste, firme dimezzate Nel Lazio si cambi data»

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ROMA — Il governo ha ridotto della metà  il numero di firme necessarie per presentare le liste e i candidati. E ha reso possibile l’election day. Dal momento che il Consiglio dei ministri, riunito ieri sera a Palazzo Chigi, «nell’ottica del necessario contenimento della spesa e del rispetto del principio dell’election day, ha stabilito che le prossime elezioni regionali del Molise e della Lombardia si svolgano contestualmente alle elezioni politiche». Il Cdm, prosegue la nota, «ha auspicato altresì che, con riguardo alle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale del Lazio, in considerazione delle suddette esigenze di finanza pubblica, riconsideri la data per il rinnovo degli organi di governo della Regione convocando le relative elezioni nella medesima data che sarà  fissata per le elezioni politiche».
Palazzo Chigi è intervenuto con un decreto legge (quindi un provvedimento che entra subito in vigore). In pratica, vista l’esiguità  del tempo che separa dalle possibili elezioni nel mese di febbraio, ci sarà  il dimezzamento del tetto delle firme necessarie (da 120 mila a 60 mila) per i nuovi partiti. La riduzione sarà  anche aumentata fino al 60% per i partiti costituiti in gruppo parlamentare almeno in una delle due Camere (come è ad esempio l’Udc). Ma il partito di Casini, se rimarrà  formazione autonoma, potrebbe avvalersi anche dell’estensione (prevista nel nuovo decreto legge) dell’esonero dalla raccolta firme «anche alle componenti politiche interne costituite all’inizio della legislatura al momento della convocazione dei comizi». Norma che quindi si applicherà  anche ai partiti che fanno parte del gruppo misto (Udc al Senato) e ai Radicali all’interno del Pd.
Se il governo non fosse intervenuto tutti i partiti tranne Lega, Idv, Pd e Pdl (e questo è stato uno dei motivi per cui verrà  riproposto il «vecchio» simbolo), avrebbero avuto la necessità  di raccogliere le 120 mila firme. Adesso ne serviranno soltanto 60 mila, ad esempio, per gli ex An guidati da Ignazio La Russa se si staccheranno dal Pdl.
Un’alleanza con l’Idv permetterebbe agli Arancioni di non dovere neppure raccogliere firme per presentare le liste. Roberto Rao, dell’Udc, dice: «Adesso bisogna vedere quale sarà  la lista che presenteremo, quale il nome e quale il simbolo». Perché l’esonero «vale» solo per «l’Udc». Problemi dimezzati, si diceva, per i «nuovi» partiti. Dal movimento di Montezemolo e dei centristi «Verso la terza Repubblica» («Ma al momento sul problema della raccolta delle firme non facciamo alcun commento», dice Andrea Romano), fino a Beppe Grillo, che in ogni caso sessantamila firme dovrà  raccoglierle e quindi dovrà  presenziare sulle piazze italiane durante le feste natalizie.
Il segretario di Radicali italiani, Mario Staderini, in ogni caso solleva una questione di metodo. Ha scritto al presidente del Consiglio, al ministro dell’Interno e al Guardasigilli, per chiedere che il governo metta a disposizione delle liste gli autenticatori non solo «all’interno degli uffici comunali, in orari limitati» e soprattutto il sabato e la domenica.


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