200milioni di disoccupati nel mondo L’Italia è il paese del part-time

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La politica dell’austerità  è sempre più sul banco degli imputati. Dopo Olivier Blanchar, capo economista del Fondo Monetario Internazionale, l’ex presidente dell’Eurogruppo Jean-Paul Juncker, adesso è il turno dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) che, nel rapporto sulle «Tendenze globali dell’occupazione» nel 2012 sostiene che la crisi ha bruciato 200 milioni di posti di lavoro, mentre ci sono 27 milioni di nuovi disoccupati. Saranno necessari almeno 400 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni per evitare un ulteriore aumento della disoccupazione. Per tornare a crescere, salvaguardando anche la coesione sociale, serviranno imponenti investimenti, oltre alla creazione di 600 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni. Nei paesi in via di sviluppo sono almeno 900 milioni le persone attive che vivono sotto la soglia di povertà  di 2 dollari al giorno.
In questa cornice di generale peggioramento delle condizioni di lavoro, oltre che della sparizione di posti, e nonostante le grandi differenze tra le economie analizzate, emergono alcuni tratti comuni. In primo luogo, la difficoltà  dei giovani che lavorano ancora con grande intermittenza. Tra i 15 e i 24 anni i disoccupati sono quasi 74 milioni pari a un tasso del 12,6%. Sono gli under 30 a sperimentare la disoccupazione di lunga durata, ancor prima di sbarcare ufficialmente (cioè con un vero contratto) sul mercato del lavoro. L’Ilo sostiene che circa il 35% dei lavoratori attivi in questa fascia d’età  è rimasto fuori dal mercato per almeno 6 mesi. Aumenta anche la quota degli «scoraggiati», coloro che abbandonano la ricerca di un lavoro. Per il direttore generale dell’Ilo, Guy Ryder, la lotta contro la disoccupazione giovanile dev’essere la «priorità  tra le priorità ». «Questo è un dramma umano di dimensioni inaccettabili» e rappresenta un «pericolo per la stabilità  sociale».
Cambiando di scala, e soffermandosi sull’Europa, l’Ilo conferma che l’Italia è il paese con il più basso tasso di occupazione nell’Eurozona, il 56,8%, dopo la Spagna con il 55% e la Grecia con il 50,4%. Aumenta anche la percentuale di donne in occupazioni vulnerabili (50,5%), superiore a quella degli uomini (48,2 %). Lo conferma una rilevazione dell’Ocse pubblicata ieri dove emerge che nei paesi che aderiscono all’organizzazione internazionale con sede a Parigi il tasso di occupazione si è attestato al 65% tra il luglio e il settembre 2012, 1,5% in meno rispetto al 2008, anno ufficiale di inizio della grande crisi.
Incrociando i rapporti dell’Ilo e dell’Ocse emerge il boom dei lavoratori precari, quelli che vengono definiti part-time. Rispetto al totale degli occupati, il loro numero è salito dell’1,7% tra il secondo trimestre del 2007 e il secondo trimestre del 2012, con un aumento dello 0,4% solo nell’ultimo anno. In Irlanda i precari sono aumentati del 5,7% in questo periodo, mentre un aumento vertiginoso tra il 3 e il 4% si è registrato in Italia, insieme all’Austria e Cipro. L’Ilo prevede una moderata ripresa della crescita economica entro il 2014, ma ciò non impedirà  alla disoccupazione di crescere ancora, in Europa e nel mondo con un aumento di 5,1 milioni nel 2013, per un totale di 202 milioni che diventeranno 205 milioni nel 2014. Entro il 2016 le previsioni confermano che i disoccupati saranno 210 milioni. In questo falò dell’occupazione, crescerà  il numero dei working poors, cioè dei lavoratori con un posto di lavoro che perdono potere di acquisto e il cui reddito si avvicina, o ha sfondato, il limite della povertà .
Le previsioni dell’Ilo non risparmiano i paesi più deboli come l’Italia che mostrano la tendenza a produrre un basso tasso di occupazione e un’alta incidenza di lavori precari. Questo è uno degli effetti della riduzione della capacità  di produrre nuova occupazione da parte dell’economia mondiale. Lo scenario negativo si traduce in una evoluzione del rapporto occupazione-popolazione «a W», con un record negativo intorno al 2013. L’Ilo riflette sulla qualità  dell’occupazione prodotta dalla bassa crescita. «C’è bisogno – scrive l’Ilo – di nuovi progressi nel campo dell’istruzione e dello sviluppo di competenze, come pure di sistemi di protezione sociale adeguati, atti a garantire ai più vulnerabili un tenore di vita minimo». Ma come fare se, come si continua a leggere nel rapporto, «è diminuito il margine di manovra dei poteri pubblici»? L’alto livello del debito sovrano, che ha imposto all’Italia di adottare nella sua Costituzione la misura del pareggio di bilancio e il taglio di 45 miliardi di euro all’anno per i prossimi 5 anni, «ha limitato la capacità  dei governi di adottare una seconda serie di misure di incentivi all’economia». L’Europa, e l’Italia, si confermano una bomba ad orologeria per l’economia globale. MILIONI i disoccupati registrati nel 2012, 4,2 milioni in più rispetto al 2011 con un tasso di disoccupazione del 5,9%. E il numero continua a salire e arriverà  a sfondare il muro dei 210 milioni nei prossimi cinque anni


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