Il giorno di Fonsai-Unipol Ultimi passi per l’accordo
MILANO — Con i quattro consigli convocati, oggi si preannuncia una giornata cruciale per il progetto di fusione Unipol-Fonsai. Se il rush finale del weekend avrà portato a identificare valori e concambi in range condivisibili, l’accordo sarà possibile o prima dell’avvio dei board o nel corso della giornata. In caso contrario bisognerà vedere l’evoluzione della situazione e nessun esito appare escludibile, compresa una rottura.
Il vertice plenario di sabato presso lo studio Chiomenti, consulente legale di Unipol, si è chiuso in modo interlocutorio lasciando intravedere una situazione «fluida», secondo la definizione del numero uno del gruppo bolognese, Carlo Cimbri. Ieri i vertici delle singole società hanno lavorato ancora con i rispettivi advisor e, anche se è probabile siano stati frequenti i contatti, non risultano essersi svolti nuovi incontri fra le parti. L’obiettivo, ieri, era quello di «restringere» il più possibile le forchette dei concambi per arrivare a valori più facilmente condivisibili. Oggi il consiglio di Unipol si riunirà intorno a mezzogiorno ed è possibile, nel caso non si sia arrivati in mattinata a cifre comuni, formuli una proposta che identifichi i pesi relativi delle varie componenti nel nuovo polo assicurativo che dovrebbe nascere dalla fusione a quattro fra Premafin, Fonsai, Milano e Unipol assicurazioni.
Ma il board forse centrale oggi è quello della holding dei Ligresti, che deve stabilire il prezzo dell’aumento fino a 400 milioni riservato a Unipol e quindi il numero di nuove azioni da emettere, e approvare la relazione per l’assemblea straordinaria di metà maggio, nella quale potrebbero essere inclusi appunto i concambi. Sulla base di valori circolati il «peso» di Premafin, che ha 400 milioni circa di debiti e come solo asset il 35% di Fonsai, potrebbe oscillare intorno ai 100 milioni, ciò significa che Unipol con l’aumento arriverebbe a detenere circa l’80%. Il gruppo bolognese potrebbe poi alla fine a sua volta pesare nella nuova entità fra il 60 e il 70%.
Sempre a partire da oggi poi sono attese possibili novità dalla magistratura che segue il dossier Ligresti. Sotto osservazione del pm Luigi Orsi ci sono tutti i livelli del gruppo, e in particolare in questo momento sul tavolo ci sarebbe la situazione della parte non quotata, cioè la «galassia» di società familiari che orbita intorno al sistema di holding Sinergia-Imco. Dopo che l’advisor Leonardo e le banche hanno lavorato intorno a una possibile ristrutturazione del debito di circa 300 milioni, ora la magistratura potrebbe intervenire. L’esito finale potrebbe essere comunque un piano di ristrutturazione del debito secondo quanto previsto dall’articolo 182 bis della legge fallimentare (tipo Risanamento), ma bisogna considerare il momento delicato: Sinergia-Imco hanno anche in portafoglio il 20% di Premafin, in pegno alle banche. E nel mirino della magistratura c’è inoltre la quota, pari anch’essa a circa il 20% della holding, detenuta dai trust offshore riferibili ai Ligresti. Parcheggiate però in un perimetro ufficialmente estraneo alle società di famiglia, le azioni Premafin risultano al momento fuori portata di eventuali procedimenti.
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