Formigoni ancora non decide ma tratta con il Pdl per un seggio

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MILANO — Un duello a distanza. Con il premier uscente Mario Monti che apre il fuoco. Ma lei avrebbe accettato un apparentamento con un’evenutale lista di Roberto Formigoni al Senato? Il presidente del Consiglio fissa negli occhi i giornalisti. Attimo di pausa. «Non l’ho accettato». Un’eventualità , quella della Lista — sempre smentita dallo stesso Formigoni — si trasforma improvvisamente in un dato di realtà  che potrebbe spiegare, meglio di mille dichiarazioni, la rottura dell’alleanza tra il Celeste e Gabriele Albertini con il conseguente ritorno di Formigoni nelle braccia del Pdl. Peccato che sia lo stesso governatore lombardo a smentire la richiesta (almeno quella diretta): «Non mi sono mai sognato di chiedere alcun apparentamento a Mario Monti. Forse gliel’ha chiesto qualcun altro usando impropriamente il mio nome».
È l’unica dichiarazione della giornata. Chi si aspettava che il Celeste sciogliesse le riserve per dire finalmente e chiaramente da che parte sta è rimasto nuovamente deluso. Formigoni si è preso (almeno) un altro giorno di tempo, mentre continuano gli incontri e le telefonate con i vertici del Pdl.
Queste telefonate e questi incontri dicono però molte cose. Che la trattativa con il Pdl sta continuando frenetica. Per il governatore ci potrebbe essere il secondo posto in Lombardia direttamente dietro Silvio Berlusconi. Mentre si sta lavorando per trovare un posto in lista ad almeno suoi sei fedelissimi in altrettante province lombarde per le Regionali. Persone in grado di intercettare voti fondamentali per la vittoria di Roberto Maroni. In altre parole, il governatore primo sponsor di Gabriele Albertini fino a qualche settimana fa, sembra credere ciecamente (almeno sentendo i suoi interlocutori) nella bontà  dell’operazione che ha osteggiato per mesi. Tanto da aver accettato il compito di redigere il programma del Pdl insieme al coordinatore lombardo Mario Mantovani. E ieri, il Celeste avrebbe incontrato il numero uno del Carroccio proprio per mettere a punto e coordinare i due programmi.
Anche tanti altri indizi sembrano portare sulla stessa pista. Come le parole del suo ex alleato, Gabriele Albertini, che prima risponde sibillino: «Cosa farà  Formigoni? Io lo so, voi lo saprete quando lo dirà  lui». Poi riprende la metafora già  usata nei giorni scorsi: «Ci sono due Berlusconi nelle ultime settimane, dottor Jekyll e mister Hyde. Io rimango fedele al dottor Jekyll, altri lo hanno seguito nella seconda fase e fra questi forse, ma lo dirà  lui, il presidente Formigoni».
Ma non è tutto così chiaro e lineare. All’interno del mondo formigoniano continuano le riflessioni. Difficile digerire il giro di valzer. «Stiamo valutando — dice un fedelissimo del presidente — e non è detto che potrebbero uscire dei fatti eclatanti». Quali? Nessuno apre la bocca, vige il massimo silenzio. Qualcuno azzarda. Formigoni non è riuscito a portare a casa le condizioni richieste dal Pdl per il suo rientro: ossia il ritiro di Albertini. Quindi sarebbe pronto ad un’altra virata. Ma da che parte? Sicuramente la direzione di Monti e Albertini non è quella giusta dopo che il premier uscente ha dichiarato pubblicamente di non aver voluto l’apparentamento con la lista Formigoni. E allora? Qualcun altro azzarda che Formigoni potrebbe rinunciare alla candidatura nel Pdl e concludere così una brillante carriera politica. Sono in pochi a crederci. Soprattutto chi conosce bene il presidente della Lombardia. Fatto sta che la riserva doveva essere sciolta entro 48 ore. Le 48 ore sono passate e una conferenza stampa prevista per ieri pomeriggio è stata annullata. Oggi, dicono i suoi, è la volta buona. Finalmente sapremo il perché e il percome della decisione di Roberto Formigoni.


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