Lombardia, un fondo di garanzia per i lavoratori in difficoltà 

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MILANO – Almeno il 10% dei 50 mila lavoratori che usufruiscono della cassa integrazione tra Milano e provincia ha bisogno di un aiuto economico immediato. I loro redditi non sono sufficienti a resistere all’impatto di circa due mesi d’attesa per ricevere la cassa integrazione. La burocrazia dell’Inps, per di più, in certi casi prolunga l’agonia fino a cinque-sei mesi e le casse delle aziende, soprattutto piccole e medie, piangono miseria. Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto oggi un accordo insieme ad Assolombarda, Confapi, Confcommercio  ed Associazione Artigiani per istituire un fondo di garanzia (gestito dalle banche) che eroghi immediatamente un sostegno alle persone in difficoltà , un range che può variare dai 5 ai 10mila lavoratori circa. “La quota dipende da quanto circolerà  l’informazione. Le prospettive però sono di un allargamento delle aziende in difficoltà “, dichiara Walter Galbusera, segretario generale della Uil Lombardia.

A disporre del fondo di garanzia sarà  la Fondazione welfare ambrosiano, un istituto di cui fanno fanno parte oltre ai sindacati confederali anche Comune di Milano, Provincia di Milano, Camera di Commercio Industria e Artigianato di Milano e Camera del Lavoro Metropolitana di Milano. “Il punto centrale sarà  velocizzare i tempi: sarà  necessaria al massimo una settimana per avere la cassa integrazione, fino a un massimo di 6mila euro, diviso in sei rate da mille euro ciascuna”, aggiunge Romano Guerinoni, direttore generale del fondazione. “Lo strumento della fondazione welfare ambrosiano è al servizio di tutti i lavoratori, anche della piccola media impresa, che finora non erano stati coinvolti”, aggiunge Onorio Rosati, segretario generale della Camera del lavoro in odore di candidatura alle elezioni regionali (l’annuncio è atteso il prossimo 14 gennaio). Gli unici esclusi restano i precari e cocopro “perché non ci sono i presupposti giuridici”, chiosa.
Il fondo di garanzia sarà  effettivo entro Pasqua, stimano i sindacati. Ora la palla passa all’Abi (associazione bancaria italiana), che ha già  dimostrato un suo interesse ma che ancora non ha sottoscritto nessun accordo ufficiale. “Sarà  l’avvio di una nuova forma di welfare, in cui partecipano diversi enti del pubblico e del privato”, chiosa il segretario generale della Cisl Milano Danilo Galvagni. (lb)

 

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