Sì alla lista Ingroia Ma dai fondatori arriva il passo indietro

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Il risultato è schiacciante: hanno votato in 6.908, ha risposto positivamente il 64,7 per cento, ha risposto no appena il 5,1. C’è chi giura che nel voto ha pesato la presenza degli iscritti di Rifondazione, che è anche fra i partiti sostenitori di Ingroia e che a quel tavolo sta già  con quest’altro ruolo, ma l’analisi del voto sarà  tema dei prossimi giorni. E probabilmente nell’area dei militanti ha pesato l’idea di non sfilarsi da un «polo alternativo» al centrosinistra da poter trovare sulla scheda elettorale del prossimo febbraio.
Il risultato è «chiaro», ammettono i primi firmatari Marco Revelli, Livio Pepino e Chiara Sasso, che erano poi anche la delegazione di portavoce che ha lasciato – scontenta, in rete circola una ricostruzione dell’incontro che racconta senza veli le distanze fra i tre e i due interlocutori, lo stesso Ingroia e Leoluca Orlando – il tavolo della trattativa con il magistrato palermitano. E non è un caso che del gruppo dei 70 fondatori, in almeno cinquanta avevano detto no alla partecipazione alle liste Ingroia-Idv-Pdci-Prc-Verdi. Ma appunto, ora prendono atto della sconfitta: il progetto di Cambiare si può «non si è realizzato», anche se Livio Pepino non lo dà  per concluso e chiede che si vada comunque avanti; «parallelamente si è sviluppata una iniziativa che ha portato alla presentazione della lista Rivoluzione civile o “lista Ingroia”» a cui la consultazione ha detto sì al fine di vedere rappresentate, almeno parzialmente, le istanza sottese al progetto di “Cambiare si può”. A ciò occorre procedere al più presto». L’esecutivo però si ritira e chiede di essere subito sostituito: «Il nostro mandato si è concluso e per quanto ci riguarda non è rinnovabile», «non abbiamo mai nascosto la nostra opzione negativa rispetto alla questione sottoposta al voto, e non crediamo che esistano uomini e donne “per tutte le stagioni”». Il nuovo «gruppo di contatto» dovrà  vigilare che nel programma di Ingroia &partiti ci sia la ridiscussione del fiscal compact, il No al Tav, il taglio alle spesa militare e la cancellazione delle missioni militari all’estero gli altri punti forti dell’appello Cambiare si può. Prendendo atto però che la «Rivoluzione civile» di Ingroia ha già  rinunciato al metodo della «democrazia radicale» della scelta dei candidati («scelti dal basso» era anche la richiesta di Rifondazione), visto che il premier designato si è già  dato una fitta agenda di incontri al vertice che dovranno portare, entro il 9, alla composizione dell’elenco dei candidati.
Fra i quali infatti risulteranno nomi di ‘Cambiare si può’, come quello dell’assessore ai Beni comuni di Napoli Alberto Lucarelli (molto vicino al sindaco De Magistris) e Antonio De Luca, l’operaio di Pomigliano. Oltreché ovviamente anche i candidati del Prc, Paolo Ferrero in testa; come del resto gli altri segretari di partito Di Pietro e Diliberto, magari non in posizione di capolista.


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