2005-2013 il calvario interiore e l’umiltà  il senso di una rinuncia molto umana

Loading

Due incarnazioni opposte della fine di un Papato. Schematizzando all’estremo: il martirio e la rinuncia. Materia che coinvolge la teologia, e appassiona chi la studia.
Dice il padre francescano Edoardo Scognamiglio, docente di Teologia dogmatica alla Facoltà  teologica di Napoli Capodimonte e di Dialogo interreligioso-Islam all’Università  Urbaniana di Roma: «Siamo stati indubbiamente abituati al modello di Giovanni Paolo II, vincitore sul suo Calvario, presente fino all’ultimo. Ma la scelta di Benedetto XVI indica un Calvario spirituale, interiorizzato in un cuore segnato dagli scandali e dalla sofferenza della Chiesa. Il suo gesto, proprio teologicamente, ci invita alla conversione e non è certo una rinuncia alla Croce, anzi».
Cosa dice questo a uno studioso di teologia? «Che è persino una scelta profetica, figlia di una straordinaria libertà  interiore, capace di mostrare come sia possibile amare e servire la Chiesa sottolineando la propria condizione anche umana di fronte a Dio. Ora Benedetto XVI sarà  libero non solo dai vincoli di governo ma anche di accettare, lucidamente, l’impossibilità  di agire col vigore necessario». Infine, Scognamiglio cita San Francesco: «Noi francescani, per regola, siamo comunque con il Papa, verso il Papa, con obbedienza e reverenza».
Straordinariamente diretto ed esplicito il giudizio dell’ex presidente del Coordinamento teologhe italiane, la professoressa Marinella Perroni che insegna Nuovo Testamento presso il Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo: «La frase del cardinal Stanislaw Dziwisz? Suvvia, per favore…». In che senso, professoressa? «Su Giovanni Paolo II, e non so quanto “con” lui, c’è stata un’operazione per attribuirgli le stigmate del martirio. Un martirio lo si riconosce come inflitto da altri e in odio della fede. Non mi pare sia questo il caso. Come dimostra la reazione di Dziwisz, si è voluto collegare la memoria di Wojtyla a un’icona di Giovanni Paolo II come ostensione della sofferenza».
Lei non crede sia necessario tutto questo alla fede? «Non ce n’è alcun bisogno. Se l’uomo Wojtyla intendeva essere testimone della fede, trovo la scelta di assoluto rispetto. Ma legarla alle funzioni di governo della Chiesa significa credere che il Papa venga ridotto, appunto, a icona e la guida vera e propria sia affidata ad altri». E la scelta di Benedetto XVI? «Ha avuto il merito di riportare la barra sulla parola “governo”. È il frutto della contemporaneità , di un’era in cui la vita si allunga sempre più con le prevedibili conseguenze. Forse Benedetto XVI ha capito che il progresso di una malattia gli avrebbe impedito la guida della Chiesa. E senza una testa a posto certo non si governa una realtà  complessa come la cattolicità ».
Di contemporaneità  parla anche Brunetto Salvarani, teologo laico, critico letterario, docente di Teologia della Missione alla Facoltà  teologica dell’Emilia-Romagna, direttore di Cem-Mondialità , rivista e movimento dei Padri Saveriani di Brescia, autore di numerosi saggi sul dialogo inter-religioso: «Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, due risposte diverse a una unica domanda centrale. Non posso dire che una sia più giusta dell’altra. Abbiamo un Papa slavo, con una fede capace di spaccare le montagne, che ha vissuto il male fisico coerentemente e drammaticamente in presa diretta, offrendosi fino all’ultimo con una testimonianza che ha commosso anche i non credenti. Dall’altra, una decisione più lucida, più razionale, figlia di una figura diversissima da Giovanni Paolo II». Possiamo parlare di maggiore sintonia con la contemporaneità ? «Sicuramente. Benedetto XVI ha mostrato la consapevolezza della complessità  di un ruolo che richiede pieno dominio di se stessi. Come corollario proprio teologico, abbiamo la fine del modello monocratico-medioevale del papato. Si potrebbe parlare di una vittoria postuma della proposta del cardinal Martini: più collegialità , maggiore sinodalità , la fine della Chiesa tradizionalmente europa-centrica e ormai globalizzata, la drammatica consapevolezza della minoranza in cui si ritrova il cristianesimo in questo mondo». Il messaggio conclusivo di questa analisi da teologo? «Seguire il segno dei tempi, cioè andare incontro a una prospettiva nuova, inedita in chiave di dialogo. In questo senso, Benedetto XVI ci ha aiutato moltissimo».
Infine, la parola a Paolo Ricca, pastore valdese, docente dal 1976 al 2002 di Storia della Chiesa alla Facoltà  valdese di teologia: «Non è possibile esprimere valutazioni sulle scelte personali. Ma, indipendentemente dal giudizio di valore, il cosiddetto “martirio” di Wojtyla è un’espressione sproporzionata e creata dai media più che dalla persona interessata. Nessuno si sente martire semplicemente perché muore soffrendo come ogni essere umano. E nessun martire muore nel proprio letto. Mi sembra sinceramente molto più degna di elogio e di apprezzamento questa decisione di Benedetto XVI, compiuta in nome della comune “umanità “, che così ammette di non avere più le forze necessarie per il compito che svolge. Un gesto di responsabilità  e umiltà . Senza presumere il possesso di forze sovrumane…».


Related Articles

Lombardia, la Lega corre sola Una lista civica per Maroni

Loading

MILANO — «Modello Verona» e avanti tutta: per la Lombardia, la Lega correrà  da sola. Una sfida — al Pdl — e una scommessa: al Nord, senza il Carroccio, il centrodestra perde. O almeno, di questo sembrano convinti i componenti della segreteria della Lega (allargata ai segretari regionali), che ieri hanno approvato all’unanimità  la decisione.

Interdizione: la prassi e l’ipotesi delle «meline»

Loading

ROMA — L’attenzione politica sulla legge Severino e la possibile decadenza da parlamentare di Silvio Berlusconi sta mettendo in secondo piano un altro grosso problema dell’ex premier, condannato a 4 anni per frode fiscale: l’interdizione dai pubblici uffici.

Spese militari fuori dal Fiscal Compact in nome dell’emergenza

Loading

Le spese per finanziare eserciti e polizia contro il terrorismo non saranno conteggiate nel patto di stabilità. Potrebbe essere una moratoria totale sulle spese militari, mentre si tagliano welfare, sanità, tutele

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment