Grillino e No Tav, Perino dice no agli accordi con il Pd

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TORINO. Alberto Perino il 14 febbraio era salito sul palco dello Tsunami Tour, a Susa, insieme a Beppe Grillo, annunciando il suo appoggio al Movimento 5Stelle, personale ma comunque pesante. Lunedì, nella valle dei No Tav, i grillini hanno incassato risultati quasi sempre oltre il 40% con il picco di Exilles dove hanno ottenuto addirittura il 53,1%. Comuni piccoli ma significativi per una lotta che ha superato i confini. Si va dal 44% di Giaglione al 49,5% di Mompantero, dal 46% di Bussoleno al 42,7% di Susa. Sul web gira una mappa ironica con il nuovo arzigogolato tracciato della Torino-Lione obbligato a saltare i comuni a 5 stelle. «Se non ci sono soldi non si fanno le grandi opere, né la Tav né la Gronda» ha ribadito ieri l’ex comico genovese, che mantiene frequenti contatti con il leader No Tav.
Perino, le cifre bulgare, che aveva previsto alla vigilia, si sono avverate. Perché, in valle, il successo di Grillo è stato un trionfo?
Perché la gente non vuole il Tav. E non lo vuole nemmeno nei comuni dove i sindaci sono favorevoli all’opera. A Susa e a Chiomonte, come a Giaveno in Val Sangone (feudo di Osvaldo Napoli), il M5S è il primo partito. Un risultato che dovrebbe spingere qualcuno alla riflessione.
In queste ore, per far fronte all’ingovernabilità , si discute di un possibile dialogo su alcuni punti tra centrosinistra e Grillo. Lo giudica fattibile? E ritiene che in questo dialogo si possa inserire la ridiscussione degli accordi tra Francia e Italia sulla Torino e Lione?
Il 5Stelle, a differenza di Pd e Rifondazione, non è suicida. Non è fatto di vertici o apparati, ma di gente. E il popolo della Val di Susa non vuole il Tav. Dicono che mancano i soldi per il reddito di cittadinanza quando l’evasione raggiunge cifre miliardarie. Il movimento non farà  nessuno inciucio con questa classe politica arrogante. Non vedo possibilità  di dialogo. Nel 2006 avevamo appoggiato la sinistra che diceva no all’opera. Poi, dopo quello che ha fatto il governo Prodi, abbiamo smesso. A Paolo Ferrero ho detto che se avessero fatto cadere l’esecutivo sul rifinanziamento delle missioni all’estero o sul Tav a quest’ora avrebbero il 20%.
Il 23 marzo alla marcia No Tav da Susa a Bussoleno ci saranno i 163 parlamentari grillini. Che effetto farà  avere così tanti onorevoli in piazza?
Li abbiamo invitati, ma la lotta non cambierà . Avremo dei portavoce in parlamento. Potremo così far tirare fuori i documenti nascosti, anche un semplice verbale sparito, quello della Conferenza dei servizi sul Tav del 2010. Non dovremo più raccogliere le firme per presentare una legge, perché lo potranno fare i nostri parlamentari. Ce n’è una pronta per abrogare l’accordo tra i due Paesi. Poi, ci sono altre proposte nel cassetto: una, per cacciare i condannati da Camera e Senato. E, come ha detto Beppe, se ci saranno leggi serie presentate da altri, verranno votate.
Negli ultimi mesi ci sono state polemiche, interne al movimento, sul rapporto tra politica e No Tav, quando, per esempio, era sul tavolo la candidatura autorevole di Nicoletta Dosio. Secondo lei, come deve essere questo rapporto?
Come quello che abbiamo con le liste civiche sul territorio. Se ci sono No Tav che vogliono impegnarsi in politica sono liberi di farlo, il movimento è autonomo. È cresciuto negli anni, affronta molti temi oltre a quello delle grandi opere.


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