Né promossi né bocciati, qualità  debole

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Il risultato che presentiamo oggi qui a fianco, elaborato dal modello econometrico di Oxford Economics sulla base delle risposte che ci hanno fornito i partiti, ha raggiunto il risultato: dimostra che anche in Italia, come già  accade in molti altri Paesi occidentali, si può rispondere alla domanda di trasparenza e di accountability che la società  moderna esige. È un risultato che racconta parecchie cose.
Innanzitutto, non sempre vince il teatro. Era la prima volta che i partiti erano sottoposti a un’esercitazione finalizzata a misurare gli effetti delle loro piattaforme, su basi scientifiche, e hanno partecipato, in qualche caso entusiasticamente. Bene. Secondo, non si può affermare che le piattaforme proposte siano sempre credibili e realizzabili. Quella del Pdl, in particolare, ruota attorno a una proposta chiave — la cancellazione contabile di 400 miliardi di debito pubblico — che è di non probabile realizzazione, sia di fronte all’Unione Europea, che difficilmente la accetterebbe nei termini in cui è stata formulata dal partito fondato da Berlusconi, sia di fronte ai mercati, che non è detto farebbero diminuire i tassi d’interesse sul debito italiano in base a un accorgimento tecnico.
Anche la credibilità  della proposta del Pd, però, è diminuita dal rifiuto del partito guidato da Pier Luigi Bersani di mettere numeri (entrate e uscite di bilancio) nel suo programma. E anche le piattaforme delle liste Con Monti per l’Italia e Fare per fermare il declino si fondano su massicce privatizzazioni che non possono essere date per scontate. «I compratori potrebbero non essere trovati o potrebbero non volere offrire i prezzi immaginati dai programmi dei partiti», commenta Oxford Economics. Preoccupante.
Terzo, la qualità  delle piattaforme, misurata soprattutto guardando i risultati economici che otterranno nel corso della legislatura, non è esaltante. Crescita economica, occupazione, reddito delle famiglie miglioreranno nel corso dei cinque prossimi anni ma in misura inferiore alle aspettative degli italiani e alla drammaticità  della crisi che il Paese affronta da anni. E questo vale per tutti i programmi. Certo, è il pessimo stato stesso dell’economia del Paese a rendere difficile un colpo di reni. Come sottolinea la relazione di accompagnamento ai dati scritta da Oxford Economics, «il sentiero per migliorare la crescita (e la produzione potenziale), all’interno delle restrizioni imposte dalla necessità  di portare sotto controllo l’alto rapporto tra debito e Pil, è piuttosto stretto». In più, le enormi debolezze strutturali del Paese sono una palla al piede che impedisce anche solo di sognare di correre. E la determinazione dei partiti a rimuoverla è ancora tutta da dimostrare. Non possiamo insomma farci illusioni: anche se le cose dovessero andar per il meglio, i prossimi cinque anni saranno modesti per l’economia italiana. Deludente.
Quarto, va notato che nessuno dei partiti interessati alla Prova dei Fatti intende tornare alla lira e nemmeno denunciare il Fiscal Compact europeo che impone al Paese un percorso duro di controllo del deficit e di rientro dal debito. I programmi, però, come si può vedere dai numeri della tabella non sempre sono sufficientemente ambiziosi, per quel che riguarda i conti dello Stato. In particolare sul deficit, i partiti dovranno fare qualcosa di più.
Ora non resta, nei prossimi mesi e anni, che controllare che chi va al governo rispetti i patti. Se un governo stabile ci sarà .


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