Obama spinge per le nozze gay

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Chiede alla Corte suprema di abrogare la norma che definisce il matrimonio come «unione tra un uomo e una donna». È un passo coerente con la visione descritta il 21 gennaio all’Inauguration Day. Quel giorno Obama citò le battaglie dei gay sullo stesso piano dei movimenti per i diritti civili dei neri, una «scelta di civiltà  » che nessun altro presidente aveva fatto prima di lui. «Il nostro viaggio non sarà  completo — aveva detto il presidente in quel discorso inaugurale — finché i nostri fratelli e sorelle gay non saranno trattati da eguali davanti alla legge, poiché tutti siamo creati eguali». Ora “l’avvocato della Casa Bianca” davanti alla Corte suprema, il solicitor general Donald Verrilli, ha presentato la sua richiesta ai giudici costituzionali: cancellare la legge federale del 1996 intitolata Defense of Marriage Act, in quanto violerebbe «la garanzia fondamentale di eguaglianza nella protezione dei diritti ».
La massima giurisdizione dovrà  pronunciarsi il mese prossimo su due cause strettamente collegate. Un altro ricorso riguarda la “Proposition 8” della California, referendum del 2008 vinto dagli oppositori dei matrimoni gay. La “Proposition 8” introdusse nella Costituzione di quello Stato un articolo per cui «solo il matrimonio tra un uomo e una donna è valido e riconosciuto dalla California». Quella norma è approdata davanti all’organo costituzionale di Washington. Che esaminerà  quindi i due ricorsi insieme, e così scriverà  una pagina di giurisprudenza molto importante nella storia americana; anche se non necessariamente decisiva nelle sue conseguenze pratiche. Le leggi sui matrimoni infatti sono in parte di competenza dei singoli Stati.
Il ricorso promosso da Obama s’intitola “United States vs Windsor”. Prende il nome dal caso di Edith Windsor, cittadina Usa, sposata con una donna in Canada. Alla morte della sua consorte, il fisco federale chiese alla Windsor 360.000 dollari d’imposta di successione rifiutandosi di applicarle l’aliquota in vigore tra coniugi. Per l’amministrazione fiscale fa testo la legge federale che riconosce solo il matrimonio tra uomo e donna. Quella stessa norma esclude i coniugi gay da molti altri benefici federali, anche quando il loro matrimonio è stato celebrato in uno Stato Usa che lo riconosce legalmente.
La battaglia davanti alla Corte sarà  movimentata. Nel tribunale c’è una maggioranza di giudici di destra nominati da presidenti repubblicani, alcuni con vedute ultraconservatrici come Vito Scalia e Clarence Thomas. E il partito repubblicano ha preso già  posizione: il suo gruppo parlamentare presenta una contro-argomentazione davanti alla Corte suprema per opporsi alle tesi della Casa Bianca e difendere la legge federale nella sua versione attuale. La prima sessione che i giudici costituzionali dedicheranno a questo tema è fissata il 26 marzo. La Corte suprema ha diverse opzioni a sua disposizione. Oltre a giudicare nel merito sui matrimoni gay, dovrà  anche tener conto dei diritti dei singoli Stati Usa a decidere in materia. Oggi i matrimoni gay sono espressamente vietati da 29 Stati, e sono riconosciuti legalmente in 9 Stati oltre che nel District of Columbia (Washington). L’opinione pubblica ha cambiato orientamento molto rapidamente. Un sondaggio Gallup del 2008 trovò una maggioranza del 56% contraria ai matrimoni gay, lo stesso sondaggio nel novembre scorso ha dato il 53% di favorevoli.


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