Senza l’elmetto

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Nel vocabolario della mia idea di politica è la parola “avversario” quella che misura il senso della competizione e “alleato” quella che indica appieno ogni necessaria cooperazione. Accompagno entrambe ad un’altra parola, così ricca e definitiva da porre al primo posto: il “rispetto”, delle persone e delle idee che esprimono.
Oggi la sinistra in Italia, come è avvenuto in Francia, può vincere e governare. Può rimettere questo nostro martoriato paese dentro i binari della giustizia sociale attraverso la lotta alla precarietà  e la riqualificazione del welfare e dare in questo modo, da grande nazione quale malgrado tutto continua ad essere, il suo contributo alla costruzione di una nuova Europa della democrazia e del lavoro. Questa è per me la vera posta in gioco.
Di fronte abbiamo non una ma due destre. Quella solita di Berlusconi che ha inquinato il paese con le sue pulsioni populiste, prospettandogli il declino come futuro. E un’altra destra, che si presenta in forte continuità  con quella stessa cultura liberista che ha fornito l’ideologia di un modello di società  da cui è scaturita la crisi economica e sociale più grave degli ultimi decenni. Mario Monti, entrato poco più di un anno fa nello scenario istituzionale con quella presunta vocazione tecnocratica che non l’ha messo al riparo dall’aver causato uno dei più dolorosi guasti sociali mai prima d’ora conosciuti, quello degli esodati, si candida ora a rappresentare direttamente questa destra. Vogliamo discutere, a sinistra?
Io sono pronto a farlo con l’unico strumento che, dinanzi agli elettori, è la cartina al tornasole che determina il confronto e la scelta: i programmi con cui chiediamo il consenso, gli stessi che ci guideranno nell’azione di governo se avremo la fiducia dei cittadini. Non più di due anni fa, all’atto di nascita di Sinistra Ecologia Libertà , ho legato la missione di questo percorso politico a due chiari obiettivi. Lavorare perché l’Italia abbia una forza di sinistra, dopo che sconfitte, errori, subalternità  culturali e valoriali ne avevano fatto un campo di macerie, e costruirla con una vocazione di governo e con un orizzonte europeista, perché si dia finalmente una diversa risposta alla crisi e si possa vincere per cambiare. Una forza inclusiva, aperta ad una pluralità  e contaminazione di culture e di esperienze e capace di costruire alleanze credibili e durature. Oggi questa forza, ancora piccola e priva fin qui di rappresentanza parlamentare, si presenta al voto animata da un’idea grande, che comincia a circolare nella famiglia della sinistra in Europa: l’idea che la risposta alla crisi c’è, è possibile praticarla, e si chiama “conversione” dell’economia e della società .
L’intero programma di Sinistra Ecologia Libertà  è improntato a questo paradigma. Dall’idea di dare valore e civiltà  al lavoro liberato dal fardello della precarietà  all’indivisibilità  dei diritti, dalla sostenibilità  del nostro ambiente di vita alla qualità  del cibo che ci nutre e può determinare il ben vivere e la salute delle persone, fino a quell’idea di Stati uniti dell’Europa che può diventare la casa comune di un nuovo welfare inclusivo e fare del vecchio continente il protagonista primario di una politica di pace di nonviolenza.
Vorrei discutere, a sinistra, di questo, vorrei confrontarmi e anche confliggere, se necessario, con proposte diverse e alternative, sempre però restando al merito delle questioni. E a partire da qui costruire le condizioni di una vittoria che abbia la forza di battere le due destre e di dare finalmente a quella parte del paese che, come giustamente afferma Norma Rangeri, spera e crede nella possibilità  di andare a votare per una vera svolta politica, la sinistra che si attende.
Per questo ho tenuto aperto il registro del dialogo a sinistra, e non smetterò di farlo né in questa campagna elettorale né dopo il voto. E anche quando sono raffigurato, in qualche dichiarazione non proprio amicale, come complice delle banche e di Monti, non mi assale nessuna tentazione di partecipare a risse, né di indossare alcun elmo. Neppure verso lo stesso Mario Monti, mio avversario


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Due marce due misure

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Non ho capito una cosa. Nell’ultimo mese o poco più l’on Berlusconi ha organizzato una «marcia» sul tribunale di Milano per impedire la celebrazione di alcuni dibattimenti a suo carico, ha gridato ai quattro venti (e fatto gridare ai suoi colonnelli di entrambi i sessi) che l’eventuale elezione di Prodi al Quirinale sarebbe stato un «golpe».

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