Un terzo dalla sinistra, 18% dal Pdl così Grillo ha fatto il pieno di voti

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ROMA — Il 60 per cento degli italiani ha scelto l’appartenenza, il 25 per cento ha optato per il cambiamento. La fotografia alle elezioni scattata dall’istituto di ricerca Swg non lascia dubbi: i primi, sia pure disincantati e delusi, «hanno dato il proprio voto al partito e alla coalizione cui si sente strutturalmente e ancestralmente legato». I secondi «hanno scelto di mandare un segnale di cambiamento».
Quel 25 per cento finito nelle casse elettorali di Beppe Grillo proviene per il 33 per cento da elettori che nel 2009 avevano scelto il centrosinistra, mentre il 27,28 per cento ha abbandonato il centrodestra. Eccoli allora i flussi elettorali, calcolati sul voto europeo del 2009: fra i voti di sinistra arrivati ai grillini l’11 per cento viene dal Pd, il 12 per cento arriva dall’Idv e il 7 per cento da altri. Sull’altro versante il Pdl ha pagato un 18 per cento, la Lega l’8 e altri l’1 per cento.
Il resto del bottino di Grillo arriva dall’astensione: il 37 per cento. Mentre il 6 per cento è stato strappato ad altri. Alla fine il Movimento 5Stelle è riuscito nell’impresa di a riportare alle urne più di 3 milioni di astenuti. Bisogna stare molto attenti — spiega allora il presidente di Swg Roberto Weber, «a dire che si tratta solo di un voto di protesta ». Secondo Weber, «ci sono due strati di elettorato: un primo, che vale il 10-12 per cento, ingloba nuove istanze democratiche di gestione del territorio e sviluppo. Il secondo strato è invece fortemente insofferente rispetto alla gestione dello Stato e ai partiti».
Se i grillini possono sorridere gli altri hanno ben poco da gioire. Il Pdl, per esempio, alle Europee del 2009 aveva 10 milioni 800 mila voti. Domenica ne ha conservato 5 milioni 900 mila che corrisponde al 55 per cento. I 4 milioni 900 mila mancanti sono finiti un po’ ovunque: 1 milione
600 mila li ha incamerati Grillo, altrettanti hanno preso la via dell’astensione, 700 mila hanno preferito Monti, altrettanti hanno scelto altri di centrodestra. E 300 mila hanno saltato il fosso votando il Pd.
Il Pdl si salva un po’, Swg parla di «diaspora di voti senza crollo », perché ha recuperato 900 mila voti dall’astensione e ha “cannibalizzato” 300 mila voti leghisti. Infine Berlusconi ha portato via anche 200 mila voti a Casini, fissando il risultato finale a 7 milioni e 300 mila voti. Risultato, si spiega, maturato negli ultimi due giorni di campagna.
visto che ancora venerdì c’era un 5 per cento di indecisi del Pdl che alla fine ha votato.
Dati che vengono confermati da un’altra ricerca condotta dal-l’Istituto Cattaneo di Bologna che fa il confronto con le politiche del 2008. Secondo il Cattaneo domenica il Pdl ha perso 6 milioni 292 mila 744 voti che rappresentano il 46 per cento della sua dote. Il dato peggiore Berlusconi lo registra nel centro dove perde il 50,01 dei voti, mentre tiene nel Nordest dove perde solo il 39 per cento. Il Pd, per il Cattaneo lascia sul terreno 3 milioni 435 mila 958 voti che rappresentano una contrazione del 28 per cento rispetto al 2008. Un dato omogeneo su tutto il territorio nazionale, ma con punte negative in Puglia (-44,8 per cento) e Basilicata e Calabria (-39,4 per cento).
I dati di Swg confermano anche il crollo della Lega nelle tradizionali roccaforti. Il Carroccio, per esempio, scende in Veneto dal 35 per cento delle regionali 2010 al 10/11 per cento di domenica. In questa regione i leghisti cedono il 24 per cento dei voti a Grillo, mentre il 20 per cento prende il via dell’astensione. Una diaspora che, secondo Swg, potrebbe essere fermato solo se alla guida del movimento arrivasse il governatore Luca Zaia. Il disastro leghista è confermato anche dal Cattaneo che scrive di un perdita di consensi rispetto al 2008 del 54 per cento che in valori assoluti sono 1 milione 631 mila 982 voti. Frutto di una regressione nelle zone rosse (meno 68 per cento) e nelle zone del Nordest dove mancano all’appello il 68 per cento dei voti. Nel Nordovest i leghisti perdono molto in Piemonte (-64,3 per cento), ma compensano con il calo contenuto in Lombardia: meno 44,2 per cento.


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