Aumentano le famiglie senza occupati e cresce la ”grave deprivazione”

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Ne hanno fatto maggiormente le spese i giovani under25, per i quali il dato e’ cresciuto dal 5,4 all’8 per cento, e il Mezzogiorno, dove dal 9,9 si e’ passati al 13,5 per cento. Parallelamente, si e’ registrata una diminuzione del 5 per cento del potere d’acquisto dal 2007 al 2011. Il complessivo peggioramento del benessere economico e’ certificato da Istat e Cnel, nel loro primo rapporto sul benessere equo e sostenibile in Italia.

Fino al 2009 i colpi della crisi sono stati parati grazie al potenziamento degli interventi di sostegno al reddito e al funzionamento delle reti di solidarieta’ familiare. Questo ha permesso di mantenere stabili i tassi di poverta’ e deprivazione grave (rispettivamente al 18,4 per cento e al 7 per cento). Ma poi l’equilibrio si e’ rotto. Nel 2011 la grave deprivazione e’ aumentata di 4,2 punti, passando dal 6,9 per cento all’11,1 per cento, preceduta da un incremento, nel 2010, del rischio di poverta’ nel Centro (dal 13,6 per cento al 15,1 per cento) e nel Mezzogiorno (dal 31 per cento al 34,5 per cento) e da un aumento della disuguaglianza del reddito (il rapporto tra il reddito posseduto dal 20 per cento piu’ ricco della popolazione e il 20 per cento piu’ povero dal 5,2 sale al 5,6).

Le famiglie hanno tamponato la progressiva erosione del potere d’acquisto intaccando il patrimonio, risparmiando meno e, in alcuni casi, indebitandosi. La quota di persone in famiglie che hanno ricevuto aiuti in denaro o in natura da parenti non coabitanti, amici, istituzioni o altri e’ passata dal 15,3 per cento del 2010 al 18,8 per cento del 2011 e, nei primi nove mesi del 2012 la quota delle famiglie indebitate e’ passata dal 2,3 per cento al 6,5 per cento. (gig, Redattore sociale)

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