Cipro, supertassa oltre i 100 mila euro

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BRUXELLES — «Il futuro di Cipro sarà  molto difficile, questo è chiaro… Non ci sono più soluzioni ottimali a disposizione: oggi restano solo dure scelte». L’Europa parla alla piccola isola per bocca di Olli Rehn, commissario Ue agli Affari economici e monetari. Le «dure scelte» cui allude sono forse quelle che il presidente cipriota Nicos Anastasiades annuncerà  oggi all’Eurogruppo, il vertice dei ministri delle Finanze dell’eurozona convocato in seduta straordinaria a Bruxelles: in particolare il prelievo forzoso del 20% sui depositi bancari oltre il 100 mila euro custoditi nella Bank of Cyprus, la banca principale; e il prelievo omologo, ma del 4%, sugli stessi depositi nelle altre banche dell’isola. In cambio di questi e di altri impegni, l’eurozona dovrebbe concedere il suo prestito da 10 miliardi, pari a più della metà  del Prodotto interno lordo cipriota. A notte, questo è l’approdo (forse) ultimo del negoziato fra il governo cipriota e la trojka, la commissione mista formata dalla Ue, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale: la decisione è condivisa. Ma non è detto che sia anche la soluzione di tutto. Infatti molti punti sono ancora da chiarire, e diverse sorprese sono ancora possibili. Una parola decisiva spetterà  all’Eurogruppo di oggi, dove conterà  molto — come sempre — l’opinione della Germania. Angela Merkel ha mandato finora segnali misti: il prelievo del 20% sui depositi più ricchi risponderebbe alla sua richiesta di imporre comunque un «contributo» anche ai cittadini ciprioti, se proprio l’eurozona dovrà  svenarsi per loro; mentre l’esenzione di fatto concessa ai fondi pensione e ai depositi sotto i 100 mila euro dovrebbe prevenire il rischio di una rivolta sociale. E anche questa era una preoccupazione espressa dalla cancelliera tedesca.
Nel momento in cui impone e intima, alzando la voce con un Paese perché anche altri comprendano, l’Europa cerca però di lanciare un messaggio tranquillizzante. Dice infatti il commissario Rehn: «Il sostegno dell’Europa può aiutare a minimizzare il danno economico e a proteggere i più vulnerabili dagli effetti della crisi finanziaria di Cipro. L’Ue sta al loro fianco e aiuterà  a ricostruire l’economia cipriota».
Nell’immediato, c’è qualcos’altro che incombe: domattina la Bce sospenderà  la propria «linea d’emergenza di liquidità » alla banca centrale, cioè a tutte le banche dell’isola. Per qualche ora, non se ne dovrebbero vedere le conseguenze: perché domani è festa, la festa nazionale della Grecia che riguarda la parte greca di Cipro. Ma martedì mattina, le banche cipriote riprenderanno la normale attività  dopo 8 giorni di chiusura: e se nel frattempo la Bce non avrà  riaperto i rubinetti, si potrà  avere un primo saggio delle «scelte dure» paventate dal commissario Rehn. Mentre la Turchia — l’ha fatto ieri — propone ai ciprioti di adottare la valuta turca.
Intanto, c’è chi — per così dire — si porta avanti: l’arcivescovo Chrysostomos II, numero uno della chiesa greco-ortodossa cipriota, auspica ciò che molti considerano una tragedia, e cioè l’uscita concordata di Cipro dall’eurozona: «Il governo comunista ci ha portato a questa catastrofe» ha spiegato, riferendosi all’ex presidente «compagno» Dimitris Christofias. Pochi giorni fa, l’arcivescovo aveva offerto il contributo della sua chiesa alla soluzione della crisi: la messa in vendita di una parte dei suoi ingenti patrimoni immobiliari.


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