Dissidenti alla resa dei conti dopo la scomunica

Loading

MILANO — Subbuglio e timori. Il giorno dopo la divisione in Aula e il post di Beppe Grillo che invita i dissidenti a trarre «le dovute conseguenze», i senatori cinquestelle sono in fermento. Il diktat del leader agli eletti — con possibili espulsioni ipotizzate da militanti e media — a dichiarare quale sia stato il loro voto per la scelta della presidenza del Senato lascia degli strascichi nel gruppo. C’è chi, come Francesco Campanella, ha già  manifestato il suo sostegno a Pietro Grasso (e su Twitter ha specificato: «Per il mio voto? Non mi hanno promesso nulla. Io ragiono gratis»), e chi, come Giuseppe Vacciano, ammette: «Se si cercano i colpevoli di “alto tradimento ai principi del M5S”, ecco, uno l’avete trovato». Il senatore laziale — in un lungo intervento su Facebook — si dice pronto a «discutere l’opportunità » delle dimissioni. Una scelta di coscienza, che ha spaccato il movimento (fonti vicine ai cinquestelle riferiscono di votazioni in cui i grillini si sono «divisi»: 70% per l’astensione, 30% per una presa di posizione). Alcuni dei possibili dissidenti indicati dalla stampa preferiscono trincerarsi dietro al silenzio. È il caso del catanese Mario Michele Giarrusso, che si blinda dietro a un: «Non ho dichiarazioni da rilasciare, grazie». O di Francesco Molinari, che prima sui social media replica al post di Grillo con un «meno reazioni isteriche e più fiducia», invitando il leader a «stare sereno» perché «non c’è nessun traditore», poi al telefono preferisce non commentare il suo voto e spiega laconico: «La democrazia è fatta di discussioni». «Il nostro voto? In assoluta coerenza con l’articolo 67 della Costituzione. Siamo persone libere», afferma Bartolomeo Pepe. «Adesso è il tempo della riflessione», dichiara Maurizio Buccarella, che precisa però di aver votato Luis Alberto Orellana e sostiene che ieri a Palazzo Madama c’è stato «un dibattito acceso», dovuto anche, secondo lui, al fatto che «c’era poco tempo per decidere» e che la mossa del Pd di schierare Grasso è stata «politicamente intelligente». Molti i parlamentari che sostengono di aver votato scheda bianca. Anzitutto i siciliani Nunzia Catalfo (che su Facebook «avverte» i media: «Diffido i giornalisti dalla pubblicazione di notizie non supportate da mie dichiarazioni»), Ornella Bertorotta («Grillo? Ha detto la sua, ma noi non abbiamo avuto direttive da lui. Il post si presta a varie interpretazioni e arriva dopo il voto») e Vincenzo Santangelo, che preme per correggere le notizie sul suo presunto sì a Grasso e commenta: «Chiunque stia facendo un percorso diverso dal movimento, si assuma le proprie responsabilità ». Anche Vito Petrocelli ribadisce di aver votato scheda bianca e invita a rivedere il filmato del suo passaggio all’urna. «È stata la prima prova di ciò che ci aspetta — riflette — e sarà  sempre così. Andiamo avanti per voti di maggioranza».
Ma la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi è molto più asciutta: «Mi piacerebbe che i miei colleghi senatori che hanno votato Grasso dichiarassero in trasparenza le loro motivazioni per permettere a tutti di giudicare il loro operato con serenità ». Più conciliante, invece, il capogruppo al Senato Vito Crimi, che parla di «dibattito acceso» e racconta: «Avevamo deciso di non votare né per l’uno né per l’altro. Qualcuno ha votato Grasso violando la regola che abbiamo sul seguire compatti le decisioni prese a maggioranza. Siamo caduti in una trappola, è inutile nasconderlo, dei vecchi volponi della politica. E siamo finiti nel tritacarne, mediatico e degli attivisti. Ma noi siamo così, ingenui, entusiasti, pensiamo di poter scalare l’Everest con le infradito… Sono sicuro che ce la faremo, ma forse abbiamo bisogno di allenamento…». Sulle dimissioni proposte da Vacciano prende tempo — «Ne parleremo insieme nel gruppo» — e poi spiega il timore-espulsioni legato al post di Grillo: «Non ci saranno conseguenze, ne discuteremo e ognuno si assumerà  la responsabilità  di ciò che ha fatto». E ancora: «Nel suo intervento Beppe non ha contestato la scelta di Grasso, ma il fatto che qualcuno ha votato in modo diverso da quanto deciso insieme, non siamo un partito in cui le decisioni le prende il segretario, le nostre scelte sono frutto di una votazione collettiva. Non me la sento, in questo caso specifico, di crocifiggere o mettere alla gogna chi ha fatto questa scelta». Uno strappo da ricucire in fretta, e che forse meglio si sintetizza nelle parole di Elisa Bulgarelli, anche lei probabile scheda bianca: «Dentro di me ho infinitamente ringraziato chi mi ha permesso di rimanere fedele ai miei principi».
Emanuele Buzzi


Related Articles

Il messaggio di Bossi: si vota quando lo diciamo noi

Loading

MILANO — A sentire Umberto Bossi, sembra facile: «Silvio Berlusconi andrà  a votare quando lo diremo noi». E non è affatto detto che ciò avverrà  alla scadenza naturale della legislatura: «Non lo so» ha risposto il capo padano alla relativa domanda.

Partitini e partitoni

Loading

Dietro la corrida sulle riforme si intravede il possibile compromesso

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment