Grillo, l’autista e il caso delle società  in Costarica

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Ma il leader si difende: nessun affare sospetto L’ultima tempesta su Beppe Grillo assume i colori e le immagini della natura selvaggia in Costarica e del progetto di un resort con piscine e campi da golf: tutto pubblicizzato su un sito nato nel 2009, ecofeudo.com, dove nel mix di tucani, coccodrilli, scimmiette e costruzioni di grande lusso (solo virtuali a quanto pare) salta fuori improvvisamente lui, Beppe. La sua faccetta stilizzata e la scritta www.beppegrillo.it è impressa su un aggeggio blu che potrebbe essere una macchinina elettrica. Grillo non ha negato di essere stato in qualche modo interessato al resort in Costarica ma non l’ha neanche smentito e questo mette in agitazione almeno una parte dei Cinquestelle che si interrogano in Rete. Il Costarica può essere considerato un paradiso fiscale? E che rapporto c’è tra le persone vicine al fondatore del movimento e questo progetto? Il caso è nato dall’inchiesta dell’Espresso sulle tredici società  amministrate nella regione di Santa Cruz dall’amico-autista di Grillo, Walter Vezzoli, che ha avuto una relazione e un figlio con la cognata di Grillo, Nadereh Tadjik. Ogni società  ha un capitale sociale di 10 mila euro ed era finalizzata alla realizzazione di un ecovillaggio, l’Ecofeudo appunto, nella baia di Papagayo. Compare anche una società  Armonia Parvin (il nome della moglie del leader 5 stelle) che, ha spiegato Vezzoli in un’intervista al Fatto, «si riferiva a un negozio di 20 metri quadrati poi chiuso perché non rendeva». Grillo spieghi, è la richiesta del Pd: per Boccia è «un quadro che, se fosse vero sarebbe di una gravità  inaudita». E il responsabile nazionale degli Enti locali Davide Zoggia chiede «chiarimenti». Di Pietro, invece, in una lettera aperta dice all’amico Grillo di «aver vissuto lo stesso calvario»: «Caro Beppe, quel che è successo a me ora sta succedendo a te. La vicenda del Costa Rica fa comprendere quanto il tuo essere libero e non servo dei poteri forti faccia paura. Su di me, nel corso degli anni sono state raccontate tantissime menzogne… purtroppo, caro Beppe, la questione è seria».
Investire in Costarica non è certo un reato. Il punto però sono quelle tredici società , secondo l’Espresso, poco trasparenti in virtù della legge costaricense. Non è tuttavia vero — come ha sottolineato Grillo sul blog — che il Costarica sia nella blacklist dell’Ocse, ne è infatti uscito nel luglio del 2011 come verificabile sul sito istituzionale dell’Agenzia delle Entrate Fiscooggi. Mentre i Cinquestelle si dividono sui siti — ma sul blog più di 2.000 si sono schierati a difesa del leader — Grillo e l‘Espresso si sono sfidati inizialmente per interposta persona: è stato infatti affidato a Vezzoli e al suo socio in affari Simone Pennino il compito di spiegare la situazione. Depurati dalle esclamazioni di indignazione e dai consueti insulti ai media entrambi dicono che: il resort non esiste, era appunto un bel sogno «solo che non ho mai trovato gli investimenti quindi è rimasto sulle scartoffie e le società  sono state aperte e chiuse» (parole di Vezzoli), però potrebbe sempre diventare realtà  perché «è un progetto sostenuto dal presidente del Costarica Oscar Arias premio Nobel per la pace» (parole di Pennino). Quest’ultimo afferma di stare ancora lavorando all’idea. Sul suo blog Grillo suggerisce al settimanale di «consultare Wikipedia» per vedere come in Centro America per Sociedad anonima si intenda quella per azioni. Replica dell‘Espresso: «Non abbiamo mai parlato di società  anonime… Noi abbiamo scritto che l’autista risulta amministratore di 13 società  in Costarica tuttora attive». E Vezzoli minaccia querela.


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